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POTENZA – La politica lucana – almeno stando alle dichiarazioni da campagna elettorale – ci sta pensando: occorre mettere mano alla   giungla degli enti strumentali e società partecipate che proliferano in regione.

E se davvero il nuovo esecutivo avrà il coraggio di andare fino in fondo in questa direzione, inevitabilmente dovrà fare i conti con le importanti novità che arrivano – o che presto potrebbero arrivare -da Roma.

Come quella inserita nel disegno di legge Del Rio, in questi giorni in discussione alla Camera. Il ddl che prevede la cancellazione delle Province, o meglio la loro trasformazione in enti di secondo livello eletti dai comuni, prevede incentivi alle Regioni “virtuose”: ovvero a quelle amministrazioni che decideranno di trasferire poteri attualmente in mano ad agenzie e società partecipate alle nuove province cosiddette “light”.

Con importanti vantaggi economici: un aumento dal 20 al 50 per cento del primo anticipo sul fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale. Una nuova previsione che potrebbe fare proprio al caso della Basilicata.

Il neo presidente Pittella che nella recente direzione del Partito democratico si è impegnato a far ripartire l’attività del prossimo Esecutivo proprio da qui, ovvero dalla riorganizzazione e razionalizzazione di enti strumentali e partecipate potrebbe trovare proprio in questa norma, qualora fosse approvata, un ulteriore stimolo ad andare avanti in questa direzione. Lo stesso governatore, in un intervista al Quotidiano, aveva annunciato la volontà di dotarsi di una squadra di esperti per ridisegnare la governace degli enti che erogano servizi sul territorio non è affatto cosa semplice. E aveva esplicitamente parlato di ripensare al modello di gestione dell’acqua che vede sovrapporsi più società che si occupano sostanzialmente delle  stessa risorsa: da Acquedotto lucano, fino ad Aato Basilicata, passando per Acqua spa. Non spetta  a noi dire quali potrebbero essere le competenze realmente trasferibili alle Province così come ridisegnate dal ddl Del Rio, nè tantomeno quali gli enti da riorganizzare o, in alcuni casi, addirittura da tagliare. Certo è che da intraprendere è chiara: snellire e sfoltire un sistema a che spesso si rivela inefficacie, dispendioso e che molto spesso sfugge anche al controllo amministrativo. Ma le novità non finiscono qua. In tema di partecipate nuovi orientamenti arrivano anche dalla legge di stabilità. Il maxiemendamento su cui il Senato ha votato la fiducia qualche giorno fa, seppure preveda un alleggerimento rispetto alla linea di spending riview del Governo Monti, imprime criteri più rigidi in fatto di contabilità. Queste le previsioni: stretta sui bilanci in rosso e manager licenziabili se la cattiva gestione dura troppo a lungo. A partire dal 2015, gli enti che posseggono società che chiudono in perdita per due anni consecutivi potranno licenziare i manager per “giusta causa”. Mentre, le società in rosso fisso per quattro anni consecutivi, a partire dal 2017  dovranno addirittura chiudere i battenti.

m.labanca@luedi.it

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