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PIU’ che critica costruttiva, lasciano intendere, il discorso di Sergio Potenza, capogruppo dei Popolari uniti, era un vero attacco politico. Al sindaco Vito Santarsiero, all’amministrazione. E siccome i Popolari uniti sono in maggioranza e in esecutivo, l’equilibrio già precario tra il partito e gli alleati del Pd si è definitivamente rotto durante la seduta più difficile di questo fine legislatura, quella del bilancio di previsione.

Venerdì, in aula, per tutto il dibattito, Santarsiero e Potenza si sono rintuzzati. Fino alla dura dichiarazione di voto con cui il capogruppo Pu ha contestato molte scelte dell’amministrazione. A Santarsiero è bastato per dichiarare di ritenere a questo punto i Popolari uniti fuori maggioranza.
Mancato il numero legale, si dovrà tornare in consiglio per il voto. Ma nel frattempo l’aula ha cambiato fisionomia proprio tra i banchi della maggioranza.
Da tempo il gruppo dei Popolari uniti va avanti diviso in due anime, più o meno vicine a Potenza. Le scelte spiegate attraverso alcune note nelle ultime ore non fanno che ufficializzare il disagio interno.

Il consigliere Antonio Vaccaro ha lasciato il gruppo, aderendo al misto «nella prospettiva di una organica collocazione all’interno di una forza politica appartenente al Centro-Sinistra». Posizione condivisa anche dai due assessori Pietro Campagna (vicesindaco e delega all’Urbanistica) e Emiddio Fiore (Politiche sociali). Dalle dichiarazioni di Potenza «si dissociano formalmente, ancor che non concordate e non definite nella sostanza e nel merito». Tutti loro ancora si riconoscono «nelle azioni politiche e amministrative messe in campo dalla giunta, pur nel generale contesto di difficoltà economiche vissute dai Comuni italiani e spesso non percepite dai cittadini». 

Potenza sembra far spallucce, almeno sul passaggio di Vaccaro al misto. «Siamo rammaricati per la perdita, ma non possiamo che prenderne atto». Quanto allo scontro con Santarsiero, imputa al sindaco l’atteggiamento di «chi sente lesa la propria maestà».
 Nessun attacco personale, dice, ma solo uno “sprono” all’amministarzione. «In un momento difficile per la finanza pubblica bisogna evitare l’aumento indiscriminato delle tasse senza controllare la crescita delle voci di spesa». Insomma, «la posizione assunta dal gruppo dei Popolari uniti – continua Potenza – seppure in un’ottica di dialettica politica, nasce dall’assenza di condivisione di alcune scelte operate dall’amministrazione, compreso gli assessori in quota Pu, che hanno già trovato in altri consessi formale dissenso all’atto del voto».  Un «richiamo» dunque, soprattutto al Pd, «interlocutore unico». 

Ruggini che vanno avanti da un po’ e che si sono rafforzate recente, durante la campagna elettorale per le regionali: Potenza e Santarsiero entrambi in corsa, eletto solo il secondo con un risultato forse persino insperato, il più votato in città. E gli alleati? «Le dichiarazioni fatte da Potenza – dice il capogruppo Pd, Gianpiero Carretta – segnano la inequivocabile e oggettiva volontà  di rompere l’alleanza politico programmatica sancita con le elezioni del 2004».
Le prossime elezioni sono dietro l’angolo e in casa centrodestra c’è chi prova a inserirsi nelle fibrillazioni, senza risparmiare anche gli alleati. «Un consiglio vuoto di contenuti e spessore politico sia tra i banchi della maggioranza che dell’opposizione – dice Giuseppe Giuzio, Fratelli d’Italia – Una mediocrità amministrativa che si riflette inevitabilmente sulla condizione in cui versa la città capoluogo». E sono al lavoro.

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