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POTENZA – E ora parla Margiotta. Cioè il capolista di Renzi in Basilicata. Si gode il momento. Meglio non poteva andare. Non è un renziano dalla prima ora ma è arrivato da Renzi nel momento giusto per entrare a far parte della maggioranza del Pd. Il deputato Salvatore Margiotta legge il risultato in Basilicata dove Renzi ha ottenuto quasi il 60 per cento con Cuperlo distanziato di oltre 20 punti; «Non mi aspettavo una vittoria in questi termini. Pensavo addirittura che la Basilicata fosse una di quelle regioni in cui Renzi rischiava di perdere».

E invece. Come mai?

«La vittoria ha avuto dimensioni inaspettate visti gli schieramenti in campo. Faccio però notare che in Basilicata il voto di Renzi è abbastanza simile alla somma dei voti avute alle convenzioni comunali degli iscritti. Cioè se si somma Renzi più Pittella più o meno quello è il dato».

Ma alla vigilia non era preventivabile. Rimane un dato enorme…

«Intanto il vento spirava a favore di Matteo Renzi. Ma insisto che esiste un voto strutturato in Basilicata. Noi abbiamo messo una coalizione che mette insieme i giovani renziani della prima ora, l’area democratica con me e Antezza e i Pittella. Gia dalla somma dei voti ottenuti alle convenzioni comunali, dove il voto di opinione non c’è, già si arrivava al 60 per cento».

Come spiega la sconfitta dell’apparato che sosteneva Cuperlo?

«Non sarà nulla come prima. Perchè la visione del Pd di Bersani e di D’Alema, per dirla tutta, che spero non sia del tutto la visione dei lucani che fanno riferimento a Cuperlo, è quella di un partito che non è quello che vogliono i nostri elettori. Una visione accentuata su un profilo identitario e minoritario di sinistra. Una visione del Pd in cui si insisteva a dire “dobbiamo tornare a fare la sinistra”. E’ un modo di approcciare alla politica, anche nobile se si vuole perchè Cuperlo è persona colta, ma di certo non al passo con i tempi. Non è un caso come ho letto su Repubblica, che Cuperlo sia maggioranza tra le persone con più di 65 anni».

E’ la fine della sinistra nel Pd?

«Renzi dice che con lui la sinistra non finisce, anzi. Dice che la rilancerà. E dice però che “è finito un vecchio modo di intendere la sinistra e un vecchio gruppo dirigente”. Io credo che questa frase racchiude un pò tutto quello che sta accadendo. Renzi ha una visione del partito che ci riporta a Veltroni e al Lingotto. Secondo me quella è stata la fase migliore del Pd ma troppo troppo breve».

Renzi però non ha vinto dappertutto. Resiste ancora l’idea bersaniana o D’Alemiana in alcuni centri lucani.

«Sarò chiaro. Non è un caso che Cuperlo praticamente vince o nei paesi piccolissimi o nei Comuni un pò più grandi dove le leadership locali sono ancora forti. Penso a Sant’Arcangelo o Montescaglioso ma poi in tutti i grandi centro perde. Perchè c’è poco da fare contro il rinnovamento naturale voluto dagli elettori».

E a Bubbico che dice che dietro Cuperlo non c’era D’Alema?

«Semplice. Dico che D’Alema era capolista di Cuperlo a Foggia dove ha pure perso sconfitto da Scalfarotto. E per l’altro è noto che Cuperlo era esattamente il candidato di D’Alema mentre Bersani che all’inizio aveva idee diverse arriva a Cuperlo solo in un secondo momento».

Una provocazione. Si può dire definitivamente che il Pd non è più la “cosa tre”?

«Non è più la “cosa 3”. Se qualcuno sognava che lo fosse deve rassegnarsi. Non lo è più nemmeno in Basilicata dove obiettivamente si è riarticolata l’offerta politica all’interno del Pd. Non esiste più un nucleo egemone – e io dico per fortuna –  ma esiste una pluralità di forze e di personalità. E nessuno deve pensare di imporre la propria egemonia come invece prima qualche volta si è fatto o in maniera palese o obliqua».

Ha un consiglio per gli sconfitti?

«Cercare di fare tutti insieme uno sforzo per la modernità e l’unità abbandonando le vecchie abitudini. Chi sarà più pronto ad accettare le sfide future ce la farà, chi si arroccherà in schemi del passato è destinato a essere travolto».

In due mesi è passato dalla sconfitta delle Primarie per le regionali alla vittoria congressuale…

«Credo di poter dimostrare, fatti alla mano, che il mio cammino è stato sempre coerente. Il mio sostegno a Renzi viene da lontano anche se l’anno scorso non l’ho votato. Ma nelle nostre riunioni di area quando con Franceschini si discuteva da quale parte stare la mia posizione è sempre stata orientata su Renzi. Poi ovviamente ho ritenuto una volta che tutti insieme si era deciso di stare su Bersani di restarci per coerenza. Ma il mio è sempre stata un appoggio molto critico a Bersani».

Ma lei si sente un rottamatore o un rottamabile?

«Voglio ricordare due cose su chi dice che sarei io stesso da rottamare. Innanzitutto che non l’hanno pensata così gli elettori lucani e in particolar modo i potentini. E secondo, con  buona pace di chi tende a mettermi allo stesso piano di importanti personalità politiche lucane, che ho 49 anni e non 60 e solo 7 di vita istituzionale e non più di 20 o 25 come molti dei protagonisti politici lucani. Sette anni sono poco di più di quelli maturati dai giovani per eccellenza in Basilicata».

Nomi?

«Non ne faccio ma i numeri sono sotto gli occhi di tutti».

Lei comunque in due mesi è passato da essere avversario di Pittella a suo alleato…

«Intanto la posizione di Franceschini e mia su Renzi è datata agosto. Prima ancora che ci fosse Pittella su Renzi. La vicenda Primarie per la presidenza della Regione è più complicata. Ma con una battuta potrei dire che ancor prima ero stato uno di quelli che aveva messo in campo la candidatura di Marcello Pittella. Poi la fase è diventata più confusa come tutti sanno».

Intanto non riesce più a essere alleato con De Filippo. Come mai?

«Spero sia ancora possibile. Comunque ho compreso molto poco la scelta di De Filippo su Cuperlo come per Marini e tutti quelli che pur provenendo dalla tradizione popolare hanno preferito votare Cuperlo che è portatore di un disegno culturale antitetico alla nostra storia. Ma spero e lavorerò in tal senso che la divaricazione nazionale non comporti divisioni sul piano regionale. Tutto però è ancora da costruire».

Piano nazionale. Resiste il governo Letta?

«Io penso che sarebbe giusto farlo governare fino al 2015. Ma in questo sono molto renziano: credo che la durata dipenda da quello che il governo farà. Il peso e l’autorevolezza che Renzi ha oggi nessuno lo immaginava. A questo punto è chiaro che è un segretario forte e che imporrà la linea. E quando dice che si deve fare la riforma elettorale e altre 3 azioni è chiaro che il governo deve farle. Se non ce la farà non durerà».

Indiscrezioni. Secondo lei Speranza non sarà più il capogruppo alla camera del Pd?

«No. So che Renzi e Speranza si sono già incontrati e ed è stato un confronto positivo. Matteo non credo abbia l’idea di cambiare il capogruppo. Io stesso nel mio piccolo ho consigliato questo. Sarebbe sbagliato mettere in atto vendette. Roberto sta lavorando bene come capogruppo ed è giusto che continui a farlo. Quello che cambia piuttosto è il rapporto dei gruppi con il nuovo segretario. In pratica Renzi rappresenta il 70 per cento degli elettori democratici ma nei gruppi del Pd, soprattutto alla Camera è in netta minoranza. Lo stesso in Basilicata dove la rappresentanza dei parlamentari rappresenta l’altro schieramento».

La chiusura su Gianni Pittella. Di lui cosa pensa?

«Gianni Pittella è ormai un leader nazionale. Renzi glie lo ha riconosciuto nella prima dichiarazioni noi della Basilicata dobbiamo essere orgogliosi che il leader meridionale più importante del Sud sia un lucano».

s.santoro@luedi.it

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