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POTENZA – Per ora rimangono in stand by. E’ una lunga – in alcuni casi snervante – fase di attesa per molti protagonisti della politica lucana, legati a doppio filo a dinamiche locali che intrecciano quelle nazionali. Soprattutto alla luce dei nuovi equilibri ridisegnati dal voto delle recenti primarie. Per adesso, l’unico legittimato a tirare un sospiro di sollievo è il capogruppo in Parlamento, Roberto Speranza. La vittoria di Renzi, così come aveva lasciato intendere lo stesso neo segretario prima dell’elezione,  avrebbe potuto mettere in discussione il prestigioso ruolo ricoperto alla Camera dal giovane lucano, espressione della “vecchia gaurdia”. Ma per ora il pericolo sembra scampato. L’ex segretario lucano, anche grazie all’azione di mediazione che sembra aver portato avanti Gianni Cuperlo, continuerà a guidare il gruppo a Montecitorio.  Ma proprio il maggior  sfidante di Renzi sta facendo pressing sul neo segretario a danno di un altro lucano, il vice presidente del Parlamento europeo Gianni Pittella. Dopo essersi speso con tanta energia per la corsa del sindaco di Firenze, e soprattutto alla luce dei risultati conseguiti, con il riconoscimento pubblico dello stesso Renzi, il più grande dei fratelli Pittella è in attesa che quel “grazie” si trasformi in fatti. In primavera si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo e sul capo di Pittella, ormai al secondo mandato, pesa l’interrogativo della incandidabilità. Tanto più che a essere in lizza per la poltrona di Bruxelles ci sarebbero pure Massimo d’Alema e Rosy Bindi. Ambizioni, quest’ultime, molto ridimensionate dal neo segretario che martedì scorso dagli studi di Ballarò, a domanda precisa, ha risposto in maniera molto chiara: «Al Parlamento europeo mandiamo chi vuole stare lì, non chi deve trainare la lista». Ma a difesa dei “suoi” è scattato subito Gianni Cuperlo che ieri ha accettato la presidenza del partito, anche a garanzia dell’area che rappresenta. E che, relativamente alle dichiarazioni di Renzi, ha precisato: «Non è possibile ascoltare in televisione chi può essere candidato o meno in un determinato ruolo». Ma che soprattutto, mette i paletti alle ambizioni dell’europarlamentare lucano: «Se il limite di mandato vale, deve valere per tutti compreso Pittella che è nelle istituzioni dal 1980». In questa delicatissima prova di forza tra la parte del partito emersa come maggioritaria dal voto dell’8 dicembre e l’area più a sinistra, si giocano anche i destini di alcuni big lucani. Che a questo punto restano in attesa anche delle importanti novità che potrebbero arrivare da Roma a più a stretto giro. Non ha certo rinunciato alle sue ambizioni romane l’attuale segretario del partito democratico, Vito De Filippo. Per lui parlare di attesa è quasi un eufemismo. Dalle dimissioni dello scorso aprile, un suo incarico nel Governo Letta è stato dato più volte per quasi fatto. Fino a ora si sono rivelate solo bolle di sapone. L’ipotesi di un rimpasto dell’Esecutivo potrebbe finalmente far aprire la porta giusta per lui. Con dei fattori frenanti: se rimpasto veramente sarà, bisognerà comunque attendere ancora, visto che Letta sembra aver escluso la possibilità di un rimescolamento delle carte, proprio in questo momento. Ma, soprattutto, sul percorso di ascesa dell’ex governatore si è frapposto pure il mancato risultato ottenuto sul territorio per Cuperlo alle primarie di domenica scorsa. Ad ogni modo, l’eventuale promozione di De Filippo non arriverebbe prima del nuovo anno.   Nel frattempo, il segretario che ha la testa già a Roma, non riesce a svestire definitivamente i panni di governatore . La Corte d’Appello ritarda la proclamazione degli eletti. Il risultato è quella strana anomalia a cui stiamo assistendo in questi giorni, che vede la coesistenza dei due presidenti: il neo eletto Pittella e il dimissionario, ma ancora in carica, De Filippo. Di fatto entrambi non legittimati a svolgere in pieno le proprie funzioni di governatore. In viale Verrastro, almeno per ora, tutto rimane bloccato. Le uniche indiscrezioni che circolano riguardano la riconferma (anche se gli atti ufficiali ancora non ci sono), almeno per un altro anno, da parte di Pittella di due uomini del suo predecessore: il portavoce del presidente Nino Grasso e il capo di gabinetto della presidenza della Giunta, Raffaele Rinaldi.

Gli atti amministrativi sono fermi, ma le strategie politiche no. E la segreteria regionale  diventa sempre più l’oscuro oggetto del desiderio     dell’area che in Basilicata è riuscita a mettere a segno il punto per Renzi. Che a questo punto chiede un riconoscimento tangibile. Il senatore Margiotta, capolista in Basilicata per il sindaco di Firenze, lo ha detto esplicitamente, a poche ore dal successo alle urne: «Ora lavorerò perché nel partito lucano il confronto verso i congressi locali avvenga all’insegna di reciproco riconoscimento». Stando agli ultimi rumors, l’area renziana in Basilicata – fratelli Pittella, Antezza e Margiotta,  che in realtà presto dovrebbe chiedere il quadrilatero dei moderati con l’aggiunta di De Filippo – starebbe pensando al “grande escluso” dalla corsa alle regionali, l’assessore Luca Braia. Per lui, la pratica del nuovo assessorato vociferato all’inizio potrebbe essere ormai definitivamente archiviata. Ma dato il contributo decisivo fornito nel materano per l’elezione del presidente Pittella, per lui la segreteria potrebbe essere il risarcimento dopo essere stato fatto fuori dalle liste regionali.

m.labanca@luedi.it

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