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POTENZA – Lontano dal palazzo la miseria, o una vita modesta tuttalpiù. Per chi entra, invece, la prospettiva di quadruplicare le proprie entrate, non appena varcata la fatidica soglia del parlamentino lucano. 

E’ quanto che emerge dalle dichiarazioni dei redditi dei consiglieri regionali uscenti.

I dati si riferiscono al 2012 anche se i nomi sono quelli recitati nell’ultima seduta dell’assise di via Verrastro con le sostituzioni più recenti: il pidiellino Leonardo Giordano al posto del compianto Romeo Sarra, e i democratici Antonio Di Sanza e Carmine Castelgrande al posto di Vincenzo Folino e Vincenzo Viti.

Proprio i loro 740 sono quelli che riservano le maggiori sorprese.

In realtà quello di Giordano ancora non c’è, malgrado sia ampiamente scaduto il termine di 3 mesi per comunicare i suoi dati patrimoniali all’ufficio di presidenza. Visto che il suo insediamento risale a febbraio.

Ma a meno di sorprese non dovrebbe discostarsi di molto da quello degli altri due. Entrambi hanno dichiarato redditi ben sotto i 30mila euro, rispetto alla media dei consiglieri entrati prima di loro che si aggira attorno ai 120mila euro. Quattro volte tanto. Proprio come si diceva

Il caso più singolare sembra essere quello dell’ex sindaco di Venosa: Carmine Miranda Castelgrande.

Oltre al doppio cognome in paese è notorio che i suoi gli abbiano lasciato una ricca eredità.

C’è chi assicura che possieda anche una Ferrari. Ma nella sua dichiarazione al Consiglio del bolide di Maranello non c’è traccia.

Al 2 dicembre il suo parco macchine includerebbe “soltanto” un’Audi 3mila e una Panda. Vale a dire mille euro tra bollo e assicurazione per unicamente per la prima. Nella migliore delle ipotesi.

Peccato che l’anno scorso abbia dichiarato più spese deducibili (tipo spese mediche, assegni per il coniuge, contributi previdenziali obbligatori e complementari, e donazioni) di tutti i suoi redditi: 28mila euro e rotti contro 26mila.

Quindi è evidente che per sopravvivere deve aver attinto alle sue “riserve”, intaccando il patrimonio di famiglia.

All’estremo opposto, dove stanno i “Paperoni” di via Verrastro, lascia pensare il fatto di trovare i due “decani” dell’aula. Gli unici a superare la soglia dei 200mila euro di reddito complessivo.

S’intende “decani” in senso biologico. Il democratico Gennaro Straziuso e il pidiellino Franco Mattia. Il primario dell’azienda ospedaliera San Carlo e il generale del Corpo forestale.

Tutti e due sono in pensione da qualche anno. Motivo per cui sommano lo stipendio da consigliere al trattamento previdenziale superando per reddito anche un imprenditore di successo come Nicola Benedetto (Centro democratico).

L’assessore all’agricoltura, visti i dubbi sul parco auto di Castelgrande (ieri il Quotidiano ha provato ripetutamente a contattarlo ma non c’è stato verso), si conferma l’unico ferrarista del Consiglio. Mentre divide la passione per la nautica con Mariano Pici (Pdl).

Nicola Pagliuca e Paolo Castelluccio (tutti e due Pdl) dichiarano entrambi auto auto di grossa cilindrata. Anche se il secondo non specifica marca e modello, e si ferma ai cavalli, che per due esemplari nel suo garage superano i 200.

Appiedati, invece i due presidenti democratici della giunta, quello uscente Vito De Filippo, e quello entrante Marcello Pittella, che alla voce partecipazioni rende noto di aver chiuso lo studio medico associato Pittella lo scorso 31 gennaio.

Le rispettive signore dichiarano entrambe di possedere un Suv. Ma loro nulla, come pure Alessandro Singetta (Misto).

De Filippo e Luigi Scaglione (Pu) sono gli unici consiglieri che non dichiarano case o fabbricati di proprietà, sebbene la moglie del governatore soccorra un’altra volta allo stato patrimoniale della famiglia con due appartamenti: uno a Potenza e uno a Sant’Arcangelo.

Altre signore non hanno prestato il consenso alla pubblicazione dei loro dati patrimoniali affianco a quelli dei mariti. Come nel caso di Pasquale Robortella (Pd), Mariano Pici (Pdl), Michele Napoli (Pdl), Gianni Rosa (Pdl), Vincenzo Santochirico (Pd), Franco Mattia (Pdl) e Alessandro Singetta (Misto), che ha pubblicato comunque quello dei figli.  

l.amato@luedi.it

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