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di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – Botta e risposta al vetriolo tra il neo presidente Pittella e l’ex parlamentare del centrodestra, Vincenzo Taddei, sui 70 milioni di euro destinati al finanziamento della card idrocarburi e “scippati” alla Basilicata dalla norma inserita nel ddl Stabilità che li sposta sul piano di completamento della metanizzazione del Mezzogiorno. Il nuovo oltraggio a danno delle popolazioni lucane che convivono con i problemi derivanti dalle attività petrolifere solleva nuove polemiche sui discutibili benefici del bonus benzina. Tra chi ritiene che si tratti di una misera elemosina e chi invece la giudica come l’unico, anche se modesto, vantaggio che arriva direttamente nelle tasche dei cittadini. Con la proposta lanciata ieri dal governatore che sta per insediarsi nel Palazzo di viale Verrastro: a decidere sul tanto discusso bonus idrocarburi  siano gli stessi lucani. Attraverso un referendum, che – sostiene sempre Pittella – potrebbe svolgersi in contemporanea con le europee della prossima primavera. E’ ben noto che sul cosiddetto bonus carburante centrosinistra e centrodestra lucani abbiano posizioni totalmente opposte. Secondo molti esponenti della maggioranza di governo regionale, le risorse destinate alla card andrebbero rimodulate e indirizzate su altri interventi. 
Lo stesso Pittella nella lettera a Taddei spiega: quei 70 milioni che ora lo Stato sta per “scippare” alla Basilicata, “consentirebbero di dare una risposta immediata a centinaia di famiglie lucane che hanno perso tutto”. 
Il riferimento è alle famiglie del Metapontino colpite dalle recenti alluvioni. Ma adesso il problema è trovare al più presto una soluzione che consenta di evitare  l’ennesima beffa sulla pelle dei lucani. Secondo le previsioni del Ddl Stabilità, approvato al Senato e in discussione alla Camera, il fondo nazionale da 70.000 di euro, finanziato quasi per il 90 per cento dalle royalty derivanti dalle estrazioni della Val d’Agri, sarà destinato al completamento del piano di metanizzazione del Mezzogiorno. Il centrodestra – che tramite la voce del deputato Cosimo Latronico, è stato il primo a lanciare l’allarme – e il centrosinistra lucani sono d’accordo sull’obiettivo: evitare che la Basilicata perda queste risorse (i 70 milioni relativi al 2011, sarebbero seguiti dagli 81 milioni del 2012 e dagli 85 milioni del 20); con lo stesso deputato di nuova Forza Italia  che ha annunciato di aver ricevuto formali rassicurazioni dei sottosegretari Vicari e Legni.
Ma sul da farsi, le divisioni restano. Pittella ha presentato la sua proposta ai parlamentari lucani:  trasformare il fondo unico nazionale in tanti fondi regionali, in modo da avere subito il controllo delle risorse disponibili. Attraverso una sostanziale modifica dell’articolo 45 della legge 99 del 2009. Ma proprio questa posizione gli è valsa l’attacco di Taddei. «Non si capisce perché – aveva attaccato l’ex parlamentare del Pdl oggi insieme a Viceconte nel nuovo Centro destra di Basilicata –  il neo presidente,  invece di chiedere, come fanno altri suoi colleghi, nuove risorse aggiuntive per la soluzione delle problematiche della propria regione, chiede di stornare risorse che sono già state destinate alla Basilicata». E la replica del governatore, dai toni tutt’altro che morbidi, non si è fatta attendere. Ricordando all’ex parlamentare che era deputato, per di più di maggioranza, quando nel 2009 venne approvato l’emendamento al sopra citato articolo 45 della legge 99. Prevedendo così, che il soldi del fondo nazionale (alimentato quasi per il cento per cento dalle royalty lucane) fossero a beneficio anche degli abitanti delle regioni in cui operano rigassificatori. 
«Dove eravate allora? – chiede Pittella – In questi quattro anni avete detto che non c’era da preoccuparsi. Che i veneti non avrebbero ricevuto un euro dei fondi riservati ai lucani. E che nella peggiore delle ipotesi ci avrebbero pensato il Governo e il Parlamento ad evitare l’ennesima beffa ai nostri danni». E, invece, la storia è nota: prima la sentenza del Tar Lazio, prima, poi quella del Consiglio di Stato. Di fatto la direzione del ministero dello Sviluppo economico ha congelato la ripartizione del Fondo idrocarburi, in attesa di stabilire le modalità di erogazione del bonus benzina anche ai cittadini di tutte quelle regioni italiane in cui operano i rigassificatori.
m.labanca@luedi.it

POTENZA – Botta e risposta al vetriolo tra il neo presidente Pittella e l’ex parlamentare del centrodestra, Vincenzo Taddei, sui 70 milioni di euro destinati al finanziamento della card idrocarburi e “scippati” alla Basilicata dalla norma inserita nel ddl Stabilità che li sposta sul piano di completamento della metanizzazione del Mezzogiorno.

 

 Il nuovo oltraggio a danno delle popolazioni lucane che convivono con i problemi derivanti dalle attività petrolifere solleva nuove polemiche sui discutibili benefici del bonus benzina.

 Tra chi ritiene che si tratti di una misera elemosina e chi invece la giudica come l’unico, anche se modesto, vantaggio che arriva direttamente nelle tasche dei cittadini. Con la proposta lanciata ieri dal governatore che sta per insediarsi nel Palazzo di viale Verrastro: a decidere sul tanto discusso bonus idrocarburi  siano gli stessi lucani. Attraverso un referendum, che – sostiene sempre Pittella – potrebbe svolgersi in contemporanea con le europee della prossima primavera. 

E’ ben noto che sul cosiddetto bonus carburante centrosinistra e centrodestra lucani abbiano posizioni totalmente opposte. Secondo molti esponenti della maggioranza di governo regionale, le risorse destinate alla card andrebbero rimodulate e indirizzate su altri interventi.

 Lo stesso Pittella nella lettera a Taddei spiega: quei 70 milioni che ora lo Stato sta per “scippare” alla Basilicata, “consentirebbero di dare una risposta immediata a centinaia di famiglie lucane che hanno perso tutto”. 

Il riferimento è alle famiglie del Metapontino colpite dalle recenti alluvioni. Ma adesso il problema è trovare al più presto una soluzione che consenta di evitare  l’ennesima beffa sulla pelle dei lucani. Secondo le previsioni del Ddl Stabilità, approvato al Senato e in discussione alla Camera, il fondo nazionale da 70.000 di euro, finanziato quasi per il 90 per cento dalle royalty derivanti dalle estrazioni della Val d’Agri, sarà destinato al completamento del piano di metanizzazione del Mezzogiorno.

 Il centrodestra – che tramite la voce del deputato Cosimo Latronico, è stato il primo a lanciare l’allarme – e il centrosinistra lucani sono d’accordo sull’obiettivo: evitare che la Basilicata perda queste risorse (i 70 milioni relativi al 2011, sarebbero seguiti dagli 81 milioni del 2012 e dagli 85 milioni del 20); con lo stesso deputato di nuova Forza Italia  che ha annunciato di aver ricevuto formali rassicurazioni dei sottosegretari Vicari e Legni.

Ma sul da farsi, le divisioni restano. Pittella ha presentato la sua proposta ai parlamentari lucani:  trasformare il fondo unico nazionale in tanti fondi regionali, in modo da avere subito il controllo delle risorse disponibili. 

Attraverso una sostanziale modifica dell’articolo 45 della legge 99 del 2009. Ma proprio questa posizione gli è valsa l’attacco di Taddei. 

«Non si capisce perché – aveva attaccato l’ex parlamentare del Pdl oggi insieme a Viceconte nel nuovo Centro destra di Basilicata –  il neo presidente,  invece di chiedere, come fanno altri suoi colleghi, nuove risorse aggiuntive per la soluzione delle problematiche della propria regione, chiede di stornare risorse che sono già state destinate alla Basilicata». 

E la replica del governatore, dai toni tutt’altro che morbidi, non si è fatta attendere. Ricordando all’ex parlamentare che era deputato, per di più di maggioranza, quando nel 2009 venne approvato l’emendamento al sopra citato articolo 45 della legge 99. Prevedendo così, che il soldi del fondo nazionale (alimentato quasi per il cento per cento dalle royalty lucane) fossero a beneficio anche degli abitanti delle regioni in cui operano rigassificatori. 

«Dove eravate allora? – chiede Pittella – In questi quattro anni avete detto che non c’era da preoccuparsi. Che i veneti non avrebbero ricevuto un euro dei fondi riservati ai lucani. E che nella peggiore delle ipotesi ci avrebbero pensato il Governo e il Parlamento ad evitare l’ennesima beffa ai nostri danni».

 E, invece, la storia è nota: prima la sentenza del Tar Lazio, prima, poi quella del Consiglio di Stato. Di fatto la direzione del ministero dello Sviluppo economico ha congelato la ripartizione del Fondo idrocarburi, in attesa di stabilire le modalità di erogazione del bonus benzina anche ai cittadini di tutte quelle regioni italiane in cui operano i rigassificatori.

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