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Antonio Mattia e Luigi Di Maio

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POTENZA – Hanno scosso nel profondo anche i 5 stelle lucani le dimissioni da capo politico del Movimento di Luigi Di Maio. In una Regione che nel 2018 aveva premiato il “non partito” di Grillo e Casaleggio col 44% dei consensi non poteva essere altrimenti. Anche se le defezioni record che si sono susseguite fino a qualche settimana fa, con gli addii, più o meno volontari, di tutti e tre i vincitori dei collegi uninominali lucani (Salvatore Caiata, Salverio De Bonis e Gianluca Rospi) hanno alleggerito la pattuglia degli eletti dagli 8 parlamentari, su 13 seggi a disposizione per la Basilicata, ai 5 rimasti: Agnese Gallicchio, Luciano Cillis, Arnaldo Lomuti, Vito Petrocelli e la sottosegretaria Mirella Liuzzi.

Tra i più affranti per il passo indietro dell’ex vicepremier c’è senz’altro Antonio Mattia, forte di un invidiatissimo rapporto personale proseguito anche dopo la sfortunata campagna elettorale da candidato governatore, che alla fine lo ha visto beffato anche nella corsa per un posto da semplice consigliere. Soltanto 24 ore prima dell’annuncio di Di Maio, Mattia aveva festeggiato l’elezione come “facilitatore” per l’area “relazioni esterne” del Movimento in Basilicata. Un ruolo chiave nella nuova organizzazione dei 5 stelle che era stata fortemente voluta proprio da Di Maio e rappresenta, con ogni probabilità, la principale eredità lasciata al suo successore. Tanto che adesso c’è persino chi ne farebbe volentieri a meno.

«Prima ha piazzato i suoi dappertutto e ora va via. Mica scemo, eh». Così si sfoga un esponente di vertice del Movimento a condizione di restare nell’anonimato. Triste anche il consigliere comunale materano Antonio Materdomini, che sulla sua bacheca Facebook ha pubblicato, come Mattia, una foto col giovane ministro degli Esteri di Pomigliano, attaccando gli «sciacalli» che festeggiano «sui cadaveri dei leoni».

«Provo solo pena nei confronti di chi, in particolare sui social, sputa veleno contro Luigi quasi fosse lui la causa di tutti i problemi». Ha aggiunto Materdomini. «Certo sono stati commessi alcuni errori, è inutile nasconderlo, ma addossare a colpa ad una sola persona, per me è da codardi». Già proiettata sul futuro e a una possibile alleanza politica col Pd, infine, la due volte deputata e attuale sottosegretaria allo Sviluppo economico Liuzzi, più vicina – idealmente – al presidente della Camera Roberto Fico.

«Tutti dobbiamo essere riconoscenti a questo ragazzo di 33 anni per aver portato il Movimento 5 stelle nel 2018 ad essere la prima forza politica di questo Paese». Ha scritto sulla sua bacheca Facebook la materana Liuzzi. «Il M5s però non si ferma, deve andare avanti e deve farlo a mio avviso iniziando a ragionare ad una proposta da portare agli stati generali, basata su un comitato collegiale che rappresenti i nostri principi cardine come ambientalismo, diritti dei lavoratori, innovazione tecnologica, lotta ai costi della politica e, come anche auspicato da Beppe, dando una visione riformista».

Liuzzi non ha citato la sua Matera, dove si andrà al voto in primavera per eleggere il nuovo sindaco e i primi appelli arrivati dal Pd sono stati respinti con sdegno (tra gli altri anche da Materdomini). Ma ha evidenziato la possibilità di imprimere questo indirizzo «riformista» già alle amministrative del 2020: «iniziando a dialogare sui temi con le forze politiche che vorranno scartare politici impresentabili e dare finalmente una visione a regioni complicate come la Campania».

«C’è bisogno del rinnovamento di alcuni strumenti – ha aggiunto – e bisogna essere aperti e costruttivi per trovare soluzioni che soddisfino tutti gli iscritti 5 stelle». Più defilati gli altri parlamentari, che nelle prossime settimane saranno chiamati a prendere posizione in vista degli annunciati “stati generali” per la scelta del nuovo orizzonte politico del Movimento e del suo capo. Un passaggio particolarmente delicato soprattutto per chi è ancora al primo mandato e aspira a una riconferma. Difficilmente, infatti, turbolenze del genere riusciranno a scalfire l’ormai proverbiale imperturbabilità di un “decano” come Petrocelli.

Tra i supporter del presidente della commissione bicamerale antimafia Nicola Morra come nuovo capo politico ci sarebbero già Lomuti e Cillis, mentre si attende di capire in che direzione si orienteranno Gallicchio, se lo farà, e la stessa Liuzzi, dal momento che per Fico ci sarebbe un’incompatibilità tra il ruolo di capo politico e quello di presidente della Camera.

Poi, naturalmente, c’è l’incognita dei “dimaiani” come Mattia, che potrebbero sostenere personalità come quelle del sindaco di Torino Chiara Appendino, ma se messi alle strette da una deriva governista modellata sul profilo del premier, Giuseppe Conte, potrebbero persino pensare di portarsi via una stella per creare qualcosa di nuovo.

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