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POTENZA – Non sono i 49 milioni di euro della Lega di Bossi e Belsito, ma soltanto 49mila, che il gruppo Lega Basilicata deve al Consiglio regionale. Ma finiranno comunque davanti a un giudice, per decidere con che modalità andranno restituiti.
E’ stato notificato al Tar Basilicata il 18 febbraio, infatti, il ricorso presentato dall’ex capogruppo del gruppo del Carroccio nel parlamentino lucano, Tommaso Coviello, contro la delibera con cui l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, a fine gennaio, ha bocciato la sua proposta di compensazione del debito in questione con le somme non spese sul budget disposizione per l’attività politica nel 2020. Un “no” inatteso per almeno due ragioni: sia perché nell’ufficio c’è ancora un presidente leghista, Carmine Cicala, e una maggioranza composta con altri due esponenti di centrodestra (Vincenzo Baldassarre e Giovanni Vizziello); sia per la legge approvata a metà dicembre dell’anno scorso dalla stessa maggioranza di centrodestra, proprio per consentire questo tipo di compensazioni.

Dopo i rilievi della Corte dei conti sull’impiego di alcune forme contrattuali non idonee per l’assunzione del personale del gruppo, da cui è scaturito l’obbligo di restituzione delle somme in questione.
La data del ricorso è la stessa del clamoroso annuncio di Coviello sul suo passaggio in Fratelli d’Italia. Un addio che l’ex capogruppo ha motivato con una profonda diversità di vedute con Salvini sul sostegno al governo Draghi. Sebbene sullo sfondo fosse chiara la presenza di tensioni interne al Carroccio lucano.
Contattato dal Quotidiano Coviello ha parlato di una «pura coincidenza», perché la «decisione di ricorrere ed il mandato ai legali era stato sottoscritto in precedenza».

Quanto ai motivi del ricorso ha ribadito che «si è impugnata una deliberazione dell’ufficio di presidenza emessa in violazione di una norma regionale che non ha subito osservazioni sulla sua legittimità dal governo nazionale».
«Non è dato agli uffici violare o non applicare le legge», ha aggiunto Coviello. Escludendo che i dubbi di costituzionalità espressi da qualche dirigente del Consiglio regionale possano essere stati una ragione sufficiente per negare la compensazione tra i 49 mila euro dovuti per il 2018 e il 2019 e i 39mila euro non spesi nel 2020. A cui poi si sarebbero aggiunti pagamenti rateizzati fino al pareggio.

Oltre al ricorso i legali di Coviello, hanno presentato anche un’istanza di sospensiva urgente della delibera dell’ufficio di presidenza.
Quindi i giudici amministrativi hanno fissato un’udienza il 24 marzo.
Giovedì scorso, però, la questione è tornata in ufficio di presidenza, dove si è deciso, con l’astensione del leghista Cicala, per la costituzione al Tar contro le pretese dell’ex capogruppo leghista.

«La deliberazione impugnata è stata adottata nel pieno rispetto della legge regionale in quanto quest’ultima non prevede una compensazione automatica, la quale è solo un’opotesi residuale rispetto alla modalità generale di restituzione che è quella del versamento di tutta la somma dovuta e rispetto alla richiesta di un piano di rientro che, secondo quanto stabilito dalla legge 41 del 2020, è la modalità primaria di rimborso».
Così la relazione della dirigente del Consiglio Anna Pedio che ha sostenuto la necessità di resistere in giudizio.

«Le somme non spese nel corso dell’anno del 2020 – aggiunge la relazione della dirigente Anna Pedio – non possono essere utilizzate per la restituzione delle somme dovute in quanto i contributi non spesi nel corso dell’esercizio finanziario per le finalità previste dalla legge, cioé per spese di funzionamento e spese di personale, vanno restituiti».

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