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Il tribunale di Potenza

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Colangelo dal gip respinge le contestazioni sulle proroghe degli affidamenti ad Aiuola. Di Lucchio: «Mai avallato fosse comuni»


POTENZA – Le proroghe dei contratti con le ditte di Emilio Aiuola sarebbero state dettate dalla giunta comunale di Rionero, e la «fossa comune» di cui si parla in alcune intercettazioni sarebbe soltanto l’«ossario comune» in cui confluiscono i resti estumulati che non vengono rivendicati da parenti in vita.

È quanto hanno sostenuto ieri mattina a Potenza Amedeo Colangelo e Lorenzo Di Lucchio (entrambi agli arresti domiciliari), gli ultimi due destinatari dell’ordinanza di misure cautelari eseguita venerdì nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione del cimitero comunale di Rionero (LEGGI LA NOTIZIA), che sono comparsi di fronte al gip Lucio Setola per l’interrogatorio di garanzia.

Il primo a essere sentito è stato Colangelo, funzionario dell’ufficio vivibilità del Comune di Rionero, che nei capi d’imputazione viene indicato come il responsabile delle proroghe di una serie di affidamenti alle ditte di Aiuola (in carcere assieme a un altro funzionario comunale, Angelo Napolitano). Di qui l’accusa di turbativa nella scelta del contraente. Assistito dall’avvocato Giuseppe Colucci, Colangelo ha risposto a tutte le domane e ha prodotto una serie di provvedimenti delle giunte comunali guidate, prima, dall’ex deputato Antonio Placido, e poi dall’attuale sindaco Luigi Di Toro, che avrebbero dato indicazioni al suo ufficio perché effettuasse le proroghe in questione. Durante l’interrogatorio, però, è emersa l’esistenza anche di un processo già in corso per gli stessi fatti, con un’ipotesi di abuso d’ufficio. Un’eccezione che potrebbe restringere in maniera determinante le contestazioni a sostegno della misura cautelare nei suoi confronti.

Dopo Colangelo anche l’attuale dirigente dell’ufficio vivibilità del Comune Di Lucchio, assistito dall’avvocato Antonio Murano, ha deciso di rispondere alle domande del gip. L’architetto ha precisato innanzitutto il senso di un’intercettazione in cui dà indicazioni ad Aiuola di smaltire alcuni resti nella «fossa comune», spiegando che intendeva riferirsi all’ossario dove vengono regolarmente riposti i resti estumulati alla scadenza delle concessioni trentennali per i loculi che non sono rivendicati da parenti in vita. Di Lucchio ha evidenziato come i suoi solleciti delle estumulazioni dai loculi con concessioni in scadenza fossero orientati proprio a scongiurare quei traffici illegali, a opera dello stesso Aiuola, che sono stati scoperti grazie dall’inchiesta della Squadra mobile di Potenza. Quindi ha rivendicato come dal momento del suo insediamento come responsabile dell’ufficio, al posto di Colangelo, si siano accelerati i tempi della nuova gara per l’affidamento della gestione del cimitero, conclusasi con l’estromissione di Aiuola.

I due dipendenti comunali, infine, hanno negato di essere stati a conoscenza della relazione sentimentale esistente tra un loro collega, Nicola Cratere (a sua volta ai domiciliari) e la figlia dell’imprenditore, Carmela (interdetta dall’esercizio dell’attività imprenditoriale), che invece si è avvalsa come il padre e Napolitano della facoltà di non rispondere. Cratere, assistito dall’avvocato Vittorio Brienza, era stato sentito martedì dal gip e aveva preso le distanze soprattutto dalla gestione del cimitero, di cui non si è mai occupato. Quanto agli altri piccoli affidamenti in cui avrebbe avuto un ruolo, quelli per la derattizzazione delle scuole, la pavimentazione di Largo Caravaggio e la manutenzione del centro sociale, ha parlato di rispetto di un criterio di rotazione per cui sarebbe stato ingiusto penalizzare le ditte di Aiuola. A margine degli interrogatori i legali di Colangelo e Di Lucchio hanno fatto istanza per la revoca della misura. In caso di rigetto è probabile, quindi, che faranno ricorso al Tribunale del riesame dove il caso dovrebbe essere discusso entro la fine del mese.

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