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L’indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza

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POTENZA – Sono 23 i provvedimenti cautelari di cui 9 custodie in carcere, 13 arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria eseguiti ieri, nell’ambito dell’operazione “Trilogy”, come è stata ribattezzata l’ultima inchiesta coordinata dalla Procura di Potenza, e condotta dalla Squadra mobile diretta da Donato Marano, su un traffico di droga nel capoluogo gestito, in prevalenza, da cittadini nigeriani.

Le misure sono il frutto di un’articolata indagine su un nutrito numero di persone di origine nigeriana insieme a due potentini e un uomo di Salerno. In concorso, stando a quanto reso noto ieri mattina dal procuratore capo Francesco Curcio, tenevano un intenso commercio al dettaglio di eroina e cocaina in varie zone della città di Potenza, tra cui contrada Marrucaro e viale del Basento. Ma delle indagini sarebbe emerso anche l’utilizzo come «base logistica» di varie strutture di accoglienza del capoluogo regionale per richiedenti asilo.

Lo spaccio, sempre stando a quanto reso noto dal procuratore capo, aveva assunto intensità e frequenza tali da creare anche un certo allarme sociale, riproponendo un sistema di “piazze” dove i consumatori potevano rifornirsi, «ben noto in altre regioni italiane». In particolare, gli scambi sarebbero avvenuti nel Rione Lucania, nei dintorni dell’istituto scolastico Leopardi, ma anche «nei pressi di alcuni supermercati ubicati in viale del Basento e nei pressi della Banca popolare di Bari sita in viale Marconi».

L’attività degli investigatori ha fatto emergere pure rapporti di collaborazione o rivalità tra i vari indagati. Quanto agli arresti, è stata necessaria la collaborazione «di più uffici e reparti della Polizia di Stato che hanno coadiuvato la squadra mobile del capoluogo nell’attività esecutiva». Uno degli indagati, poi, è stato rintracciato e arrestato a Montecchio Emilia (Reggio Emilia).

Nell’ordinanza di misure cautelari a firma del gip Antonello Amodeo si spiega che le indagini hanno preso spunto dalla denuncia di un giovane potentino, che agli investigatori ha raccontato di essere sotto estorsione da parte di un gruppo di persone, tra cui un 42enne di origini baresi. Da qui sarebbero emersi elementi in grado «di attribuire inoppugnabili responsabilità nell’attività di spaccio di stupefacente (eroina e cocaina) di cittadini di nazionalità nigeriana dimoranti in diverse strutture ricettive ubicate nel capoluogo lucano».

Durante le indagini è poi emersa la figura del 42enne Vito Vaccaro, «pregiudicato per il reato di omicidio in danno della professoressa Carolina D’Araio, la sera del 24 marzo 1999, che aveva messo in piedi un’autonoma attività di spaccio di metadone» e altre sostanze ricevute dal nigeriano Famous Ossai, e dal «rifornitore salernitano Tommaso Santoro». Sul suo conto, però, sarebbero emersi anche «diversi reati contro il patrimonio», e persino una rapina e una tentata estorsione, messe a segno assieme al 40enne Gaetano Guarino, ai danni di due degli altri arrestati.

Rispetto alle esigenze cautelari il gip evidenzia come diversi degli indagati nigeriani siano attualmente privi di permesso di soggiorno, destinatari di revoca del permesso di soggiorno, o di provvedimenti di espulsione. «Tutti dati in base ai quali desumere il concreto e attuale pericolo che gli stessi, consapevoli del fatto che possa essere applicata la misura cautelare – possano darsi alla fuga, facendo perdere le proprie tracce, per assicurarsi l’impunità».
Fondamentale per le indagini si è rivelata la collaboratore di diversi dei numerosi acquirenti della rete di spaccio, che di fronte agli investigatori ha ammesso di far uso di droghe identificando anche i loro fornitori.

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