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SCALEA – Si rafforza l’inchiesta convenzionalmente denominata “Appalti e massoneria” della Procura di Paola, coordinata dal procuratore capo, Pierpaolo Bruni, e portata a termine all’inizio dell’anno dai carabinieri della compagnia di Scalea, coordinati dal capitano Andrea Massari.


L’ultima decisione che, come anticipato, rafforza la tenuta dell’inchiesta è del tribunale di Catanzaro, seconda sezione penale. Il riesame ha di fatto rigettato due ricorsi, e per l’effetto, ha confermato l’ordinanza impugnata. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese della procedura. Entro 45 giorni sarà pubblicata la motivazione.


I due indagati sono Giuseppe e Antonio Del Vecchio, originari di Terranova del Pollino, in provincia di Potenza, rispettivamente di 63 e 57 anni. Per Giuseppe Del vecchio, l’istanza del Riesame riguardava l’ordinanza del Gip del Tribunale di Paola di applicazione degli arresti domiciliari in relazione ai reati inseriti nei primi tre capi di imputazione della rubrica provvisoria.

Per Antonio Del Vecchio, il ricorso era sempre contro l’ordinanza del Gip del Tribunale di Paola di applicazione della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale in relazione ai reati indicati nei primi tre capi della rubrica provvisoria.
Come è noto, lo scorso 27 agosto, è stato notificato anche il provvedimento di chiusura indagini ai sedici indagati; altre posizioni sono state stralciate. E, fra l’altro, è stato inserito anche un nuovo capo di imputazione.

L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Procura di Paola, ha puntato il faro sulle attività di una presunta associazione per delinquere composta da vari professionisti, tra ingegneri e architetti. Vengono contestati diversi reati contro la pubblica amministrazione, e, in particolare, varie turbative d’asta. Agli atti, una nutrita mole di intercettazioni che puntano a dimostrare l’esistenza di un “cartello di professionisti capaci anche di operare infiltrazioni negli Enti locali al fine di orientare le procedure di affidamento”.


Nell’indagine sono coinvolti anche Giuseppe e Antonio Del Vecchio, per i quali il Gip ha due misure diverse. Per Giuseppe Del Vecchio, gli avvocati di fiducia, hanno contestato “la ritenuta sussistenza dei presupposti legittimanti l’adozione del vincolo coercitivo sotto il profilo dei gravi indizi e delle esigenze cautelari”. Il tribunale del Riesame ha, fra l’altro, puntato l’obiettivo sul “ricco bagaglio di intercettazioni” dalle quali, si legge agli atti: “emerge la prova cautelare della costituzione di un vero e proprio “cartello” di professionisti finalizzato all’aggiudicazione degli appalti”. Il riscontro, nella vicenda relativa alla procedura per l’assegnazione dei lavori al comune di Moliterno in riferimento agli incarichi professionali indetti dalla Provincia di Potenza per verifiche di vulnerabilità sismica presso edifici scolastici con riferimento a 17 istituti.

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