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POTENZA – Inizierà il 23 novembre davanti alla Corte d’assise di Potenza il processo a carico di 52 degli imputati nel processo per i traffici di droga del presunto clan mafioso degli scanzanesi.
Lo ha deciso, ieri, il gup Lucia Gesummaria accogliendo in massima parte le richieste avanzate in aula dal pm Antimafia Annagloria Piccininni.


Il giudice ha disposto il non luogo a procedere per la sola Angela Porcelli, di Scanzano Jonico. Mentre altri 5 imputati dovrebbero essere giudicati tra 10 giorni col rito abbreviato. Incluso un altro scanzanese come Michele Puce.
A determinare l’approdo davanti alla Corte d’assise, in luogo del collegio del Tribunale di Matera come avviene di solito per i processi per mafia e droga, è stata la presenza tra i capi d’imputazione anche di un’ipotesi di sequestro di persona. Che è un reato di quelli per cui il codice prevede la competenza di un collegio integrato da 6 giudici popolari. Come l’omicidio volontario o la riduzione in schiavitù.


L’episodio in questione riguarda, in particolare, il presunto rapimento del montese Nunzio Larizza da parte del napoletano Antonio Maddaloni a causa una fornitura di droga non pagata. Rapimento che sarebbe stato risolto soltanto dall’intervento, da Nova Siri, del pasticcere Nicola Lo Franco, considerato ai vertici del clan degli scanzanesi assieme all’ex carabiniere Gerardo Schettino, e a Domenico Porcelli.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il riscatto per la liberazione di Larizza sarebbe stata la Fiat Croma di Lo Franco, che poi ha provveduto a denunciare il suo furto e per questo deve rispondere anche di simulazione di reato.


Tra i capi d’imputazione per cui tra due mesi inizierà il dibattimento, però, ci sono anche altri episodi collaterali alle cessioni di droga che avvenivano nelle piazze di spaccio del clan. Come il furto di 810 pannelli solari avvenuto a Salandra nella notte tra il 20 e il 21 marzo del 2016, per cui sono imputati in 4, tutti originari del Marocco ma residenti in Campania.

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