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«IL green pass obbligatorio per il personale scolastico è stato stabilito con metodo surrettizio, una sorta di consiglio che non si può rifiutare. Non siamo soddisfatti, nel metodo e nel merito. La decisione è stata presa in assoluta solitudine. Una mediazione al ribasso tra le forze politiche che, come sempre, ricade sul personale della scuola». E’ la posizione della Uil Scuola.

«Ancora una volta uno schiaffo al personale che ha già mostrato di avere una coscienza civica – ha detto Pino Turi, segretario generale – che è già vaccinato pressoché nella sua totalità. Siamo convinti che è necessaria una legge: uno strumento normativo, infatti, può valutare tutte le situazioni, anche quelle che riguardano le persone che non si possono vaccinare per motivi sanitari. Continuare sulla strada del “fortemente-consigliato-leggi-obbligatorio” significa scaricare, di fatto, sulle persone e sulle scuole la responsabilità per la mancanza di interventi di sicurezza. Misure attese ma ancora non attuate. Servono numeri ufficiali e continueremo a chiederli – ha detto -. Lo ripeto ancora, senza tracciamento non potremo avere la garanzia che la scuola sia in sicurezza. Continueremo a rivendicare chiarezza e rispetto dei diritti in sede di sottoscrizione del Piano Scuola, accordo firmato dalle Confederazioni e non ancora attuato. Ci sono impegni sottoscritti rimasti solo intenzioni», conclude Turi.

«Per la sottoscrizione del protocollo sicurezza in tutti gli istituti scolastici – aggiunge Luigi Veltri, segretario Uil Scuola Basilicata – si dovranno definire le misure concrete. Noi partiamo dall’assunto che la scuola è in presenza. Condividiamo la tesi del CTS per cui la scuola si fa in presenza. È una nostra rivendicazione. La Dad è servita durante l’emergenza, ma ora che l’emergenza è superata deve diventare il passato. Per questo sul protocollo sicurezza verificheremo ciò che è necessario si faccia, a partire dalla conoscenza dei dati del contagio nelle scuole mai resi pubblici.

Solo sulla base di questi dati si può sottoscrivere l’accordo, un accordo che deve avere al suo interno anche la soluzione per i lavoratori fragili che al momento restano scoperti e ci stanno rimettendo in termini di stipendio e rischiano il licenziamento. Restano da definire anche le misure di sanificazione dell’aria e il distanziamento. Quest’ultimo non può essere rispettato se non riducendo il numero degli alunni per classe, ovvero dividendo la classe in gruppi; per questo è necessaria la garanzia dell’organico Covid, che non può che non essere strutturato sull’intero anno scolastico. Serve un progetto di trasporti che consenta il già citato distanziamento. Sicurezza, lavoratori fragili, riforma ITS, organico ma anche la questione concorsi: è un sistema che va riformato. Dobbiamo condividere un’idea di scuola, statale e costituzionale».
I “mal di pancia” arrivano anche dai ristoranti.


«Il nuovo Dl conferma l’obbligo del Green Pass nella ristorazione, una misura che giustamente consentirà di lavorare in sicurezza e di garantirla a tutti coloro che usufruiranno di questo servizio. Tuttavia è bene evidenziare che per il settore della ristorazione collettiva si sta aprendo un dibattito che rischia di disorientare le numerose aziende del settore e i gestori dei servizi presso i quali mense e catering vengono erogati. Il punto da chiarire è su chi deve controllare gli utenti a cui il servizio viene erogato». Anir Confindustria (l’associazione nazionale delle imprese di ristorazione collettiva) precisa che «le aziende operanti nella ristorazione collettiva svolgono la propria attività e impiegano i loro dipendenti presso strutture terze, pubbliche o private, non sono titolari degli immobili o dei dipendenti delle attività a cui danno il servizio, pertanto è proprio alle imprese o gli enti appaltanti che spetta il controllo di chi ha accesso agli spazi munito di Green Pass. Quegli stessi soggetti sono tenuti già a compiere quelle mansioni organizzative e logistiche nella predisposizione degli spazi, secondo quanto prescritto dalle misure anti Covid vigenti come il distanziamento e l’uso di dispositivi di protezione individuale».

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