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POTENZA – Sarebbe affetto da una patologia che lo renderebbe, stando a due distinte perizie, incompatibile col carcere. Eppure è in cella da più di un anno e mezzo, e rischia di restarvi ancora a lungo per scontare una condanna a 7 anni di reclusione.


E’ il caso di un 30enne potentino, Giuseppe Giorgio, portato alla ribalta della stampa nazionale, nei giorni scorsi, dal suo avvocato, Ameriga Petrucci.
A occuparsene è stato il quotidiano “Il dubbio”, in un articolo di Damiano Aliprandi, in cui si dà conto della condanna emessa nei confronti di Giorgio, per aver aggredito con un martello due persone che si trovavano in un supermercato in viale del Basento, a Potenza.

Un fatto di cronaca che all’epoca, a febbraio del 2020, destò non poco sconcerto in città.

In seguito al suo arresto, infatti, Giorgio sarebbe stato sottoposto a una serie di visite da cui è emerso il «grave delirio paranoide», da cui è affetto. Una patologia che non verrebbe adeguatamente curata in carcere, dato che «la visita da parte di uno psichiatra – stando a quanto riferito da Il Dubbio – si è limitata a solo tre volte nell’arco della sua custodia cautelare nel carcere di Foggia che dura da un anno e mezzo».


«Penso che questa sia barbarie di Stato», denuncia l’avvocata Ameriga Petrucci, evidenziando come il suo assistito sia incompatibile col carcere per la sua patologia psichiatrica. Una circostanza evidenziata da «ben due perizie disposte dai tribunali». Ma che non gli è servita a evitare una condanna a 7 anni di reclusione, per cui al momento dell’aggressione nel supermercato sarebbe stato capace di intendere e di volere.


Stando ad alcuni atti citati da Il Dubbio, in particolare, le due perizie psichiatriche sarebbero state disposte dal gip del tribunale di Potenza, in sede di convalida dell’arresto, e poi dal Tribunale del Riesame di Potenza. E entrambe avrebbero dichiarato «l’assoluta incompatibilità dello stato di salute di Giuseppe Giorgio con la detenzione in carcere e la necessità del suo ricovero nello spazio psichiatrico o in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza)».


Dal fascicolo del 30enne potentino, inoltre, risulterebbe che in passato, prima dell’aggressione al supermercato, era stato già sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio a causa della sua psicosi, ma il servizio sanitario locale non lo avrebbe seguito nelle fasi successive.


Nelle perizie, in particolare, si leggerebbe di un «sistema di complotti» che da anni, secondo Giorgio, «gli impedirebbe di sostenere una vita normale e di ottenere un’indipendenza lavorativa ed abitativa». Come pure che del rancore serbato per il supermercato dove è avvenuto l’aggressione perché a suo dire venderebbe prodotti «artefatti» che gli avevano determinato «uno stato di astenia e dimagrimento».

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