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POTENZA – C’è stato un tempo in cui la Basilicata poteva andare fiera di una cosa: il progetto “Basilicata donna”. Screening cervico-uterino gratuito a tutte le donne di età compresa tra 25 e 64 anni. Per prevenire il tumore alla mammella, invece, screening gratuito per tutte le donne di età compresa tra 50 e 69 anni.  Per anni quel progetto ha permesso a moltissime donne di fare quei controlli che spesso si rimandano e, poi, quando si decide, può essere troppo tardi. 

Un progetto che, però, ormai è fermo e «e, per circa 30 mila donne lucane, non è possibile fare prevenzione». 

A rilanciare quella che è una questione letteralmente “di vita e di morte” sono i consiglieri regionali del M5S Gianni Leggieri, Giovanni Perrino e Carmela Carlucci che puntano il dito contro la gara d’appalto che, a loro dire, presenterebbe dei punti d’ombra. 

«Abbiamo appreso – denunciano – che vi sono state alcune anomalie in merito alla gara di appalto per il servizio relativo agli screening oncologici in Basilicata e ciò non può che rafforzare il nostro convincimento sulla necessità di istituire anche nella nostra regione la Direzione investigativa antimafia». 

Pertanto, «auspichiamo che l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) possa prendere al più presto in considerazione questa situazione e intervenire per l’attuazione della trasparenza in tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante l’attività di vigilanza nell’ambito dei contratti pubblici».

L’iter di questa gara sembra infinito. E questo nonostante l’assessore alla Sanità, Rocco Leone, nell’ottobre del 2019 – in un’intervista al Quotidiano del Sud – avesse parlato di «tempi brevi». Siamo nel 2021 e la ripartenza degli screening sembra ancora un miraggio. Tra l’altro – lo ricordiamo – sono state private di un lavoro anche le addette ai prelievi che avevano, del resto, denunciato già nel 2019 delle anomalie nel Potentino. Perché il progetto che fino a quel momento aveva funzionato bene, improvvisamente si era inceppato. Era stato organizzato, del resto, in maniera differente nelle due province. A Matera si utilizzavano risorse interne (ostetriche, infermieri e personale amministrativo) dell’ospedale Madonna delle Grazie. 

A Potenza, invece, si era scelta una strada diversa: bando e gestione esterna del servizio. Una gestione, quindi, che è passata attraverso diverse aziende, con risultati non sempre ottimali. E, negli ultimi mesi prima del fermo definitivo, i disagi segnalati dalle utenti erano notevoli: non solo file lunghissime nonostante gli appuntamenti ma, soprattutto, l’arrivo dei referti anche dopo tre mesi. Elemento quest’ultimo che snaturava completamente anche l’idea stessa del progetto, ovvero celerità nella risposta e quindi nell’azione successiva. 

E’ vero, c’è stato il Covid e con l’emergenza tutto il resto è stato messo da parte. Ma – come emerso in un recente incontro organizzato dalla Commissione Pari opportunità – nel 2020 sono state fatte 8.000 mammografie in meno, «con un’adesione scesa dal 62 al 50 per cento, un’adesione del 16 per cento allo screening cervicale, il più toccato dai ritardi (46 per cento nel 2019)». La prevenzione non è, evidentemente, una priorità. E le conseguenze di questa situazione le pagheremo nei prossimi anni.

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