X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

ROMA – Addio lavoro da casa: da metà ottobre tutti i dipendenti delle pubbliche amministrazioni dovranno tornare in ufficio. La decisione, ampiamente annunciata dal ministro Renato Brunetta nelle scorse settimane, è ora ufficiale, con il Dpcm firmato dal premier Mario Draghi che dispone il ritorno alla scrivania da giorno 15, quando sarà obbligatorio il Green pass per tutti i lavoratori. «Si apre l’era di una nuova normalità», dice Brunetta, che spiega come arriverà a breve un decreto ministeriale per le indicazioni operative «affinché il rientro negli uffici sia rispettoso delle misure di contrasto al Covid-19 e coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti».


«Quando ci sono decreti e norme non si può fare altro che adempiere, avremmo voluto che questa cosa fosse messa più a sistema e in un momento di confronto con le organizzazioni sindacali, per capire se l’utilizzo di quello che è chiamato smartworking, che poi è stato homeworking, avesse invece prodotto dei risultati che potessero consentire di dire se effettivamente in alcune situazioni una percentuale fissata poteva migliorare la qualità del servizio erogato», dice a LaPresse il segretario Uilpa Sandro Colombi.

Sarà l’Aran a definire, nel prossimo mese, il nuovo contratto per il lavoro agile non emergenziale, come lo definisce Brunetta. Poi, entro il 31 gennaio 2022 ogni amministrazione dovrà redigere un Piano integrato di attività e organizzazione, all’interno del quale confluirà il Pola per il lavoro agile. Un piano in cui indicare punti precisi: una piattaforma dedicata, la dotazione di strumenti ai dipendenti, l’individuazione degli obiettivi, lo smaltimento degli arretrati, la customer satisfaction: «poi a quel punto le amministrazioni possono dotarsi anche del 100% dello smart working, ma prima devono soddisfare i requisiti. Chi non fa il pola può fare fino al 15% di lavoro a distanza per la conciliazione vita-lavoro» perché, è il concetto su cui insiste intervenendo all’assemblea di Anci Giovani, “io voglio migliorare le cose, sono molto contento se aumenta il benessere dei lavoratori ma il lavoro pubblico esiste per fornire servizi pubblici. Se dopo aver fornito il servizio pubblico sei anche felice bene, ma devi prima soddisfare il cliente, chi ti paga lo stipendio».

In una nota unitaria, i sindacati rivendicano la ricerca, nelle trattative, del «giusto equilibrio tra il bisogno di una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro con le esigenze di innovazione e miglioramento della qualità dei servizi, che proprio dal lavoro agile possono anche trarre vantaggio». E chiedono di scrivere «le regole fondamentali del rapporto di lavoro agile e diventare così la cornice di riferimento per i contratti individuali previsti dalla legge 81/2017», con la definizione di un trattamento economico dedicato per realizzare quel «principio di parità di trattamento giuridico ed economico del lavoratore da remoto con i colleghi che lavorano in presenza. Il rispetto dei limiti massimi di orario di lavoro deve essere garantito con regole chiare ed esigibili del contratto nazionale. Infine, al di fuori delle fasce di operatività e contattabilità, che non possono superare i limiti massimi giornalieri e settimanali che valgono per gli altri lavoratori, deve essere sempre garantito il diritto alla disconnessione e al tempo libero».

Novità anche alla scuola nazionale dell’amministrazione: Draghi, su proposta di Brunetta, ha nominato presidente Paola Severino, vicepresidente della Luiss Guido Carli, e presidente del Comitato scientifico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE