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POTENZA – In attesa, ormai da anni, di regolarizzare la loro permanenza in Italia, gestivano lo spaccio di droga nel centro storico del capoluogo. Ma utilizzando come corrieri delle connazionali, a loro volta in attesa di un permesso di soggiorno, rifornivano anche altri spacciatori al dettaglio, tra i quali diversi italiani, nei principali centri della Val d’Agri.

È questo il quadretto ricostruito nell’ambito dell’operazione antidroga soprannominata “Idra” dai militari del nucleo investigativo dei carabinieri di Potenza. Il risultato è stata l’esecuzione di 26 ordinanze di misure cautelari (13 di arresti domiciliari, 8 obblighi/divieti di dimora e 5 obblighi di firma) a firma del gip Lucio Setola, su richiesta del pm antimafia Vincenzo Montemurro, tra le province di Potenza, Como, Latina, Pordenone, Salerno e Viterbo. Anche se a ieri all’appello mancavano ancora 6 indagati.

Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza, a Potenza, di una vera e propria associazione a delinquere guidata da 2 fratelli originari del Gambia, e composta da altre 12 persone legate dalla comune provenienza dallo stato nella parte occidentale del continente africano, più un cittadino nigeriano.

A loro viene contestato soprattutto lo spaccio di marijuana. Un’attività che sarebbe avvenuta in maniera incessante anche in posti molto frequentati da bambini e minorenni come il centro storico del capoluogo. Spesso utilizzando come “base” e nascondiglio per la droga i centri di accoglienza in cui erano ospitati. E non si sarebbe fermata nemmeno dopo alcuni arresti in flagranza effettuati dai militari.

Seguendo le loro tracce i carabinieri sono arrivati, in un secondo momento, alle piazze di spaccio in zona Val d’Agri, dove sono state monitorate compravendite di droga a Paterno, Marsicovetere e Viggiano, e nei centri vicini di Brienza e Sasso di Castalda. Qui però all’opera ci sarebbero stati, oltre a diversi connazionali, anche dei rivenditori al dettaglio “del posto”, che secondo i pm avrebbero costituito un’autonoma associazione a delinquere. E avrebbero cercato di recuperare dalle regioni vicine anche sostanze diverse come l’hashish.

«La Basilicata sempre più terra di cerniera tra le altre grandi regioni del sud Italia e sempre più al centro di attività illecite di organizzazioni criminali che, lungi dall’essere sporadiche manifestazioni criminali, sono invece radicate in un sistema che si insinua nei territori e rischia di appropriarsene». Questo il commento all’operazione antidroga di Libera Basilicata, che ha colto l’occasione per ribadire «l’importanza dei presidi territoriali, sentinelle di legalità».

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