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POTENZA – Ieri a Cosenza è stato il giorno del no ai rifiuti. Una manifestazione nella città calabrese per ricordare che il sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti nella provincia è completamente al collasso. È una storia che va avanti da diversi anni, ma questo inverno, con la chiusura della discarica di Pianopoli, a Catanzaro, la situazione è drasticamente peggiorata. Adesso circa 400 tonnellate di rifiuti sono trasferite alla discarica di Celico, nella presila cosentina, teatro anche di violenti scontri tra celere e manifestanti pochi mesi fa. Non è solo una battaglia ambientalista, ma una presa di coscienza generale, da parte soprattutto dei cittadini presilani, di un sistema rifiuti al collasso. Il proprietario della discarica di Celico è la società Miga, una delle quattro aziende del gruppo “V&V” di Crotone, di proprietà di Raffaele Vrenna, peraltro anche patron della squadra di calcio pitagorica e proprietario dell’inceneritore costruito nella zona industriale del crotonese.

Vrenna è forse l’imprenditore più noto nella cosiddetta “rifiuti connection” calabrese che esce da quasi vent’anni di commissariamento. La questione è sotto gli occhi di tutti: discariche chiuse, quantità ed entità dei rifiuti conferiti dubbi, cassonetti stracolmi e differenziata a singhiozzo. L’imprenditore peraltro è uscito da due processi di un certo peso con assoluzioni a formula piena. Prima assolto per concorso in associazione mafiosa, e poi l’assoluzione definitiva anche dall’accusa di corruzione elettorale e falso. Insomma, di nuvole all’orizzonte per Vrenna sembra non ce ne siano più mentre i suoi utili continuano a crescere.

Anche in Basilicata il gruppo Vrenna ha i suoi interessi e li ha più precisamente nell’intero sistema di gestione, raccolta e smaltimento tramite inceneritore dei rifiuti ospedalieri della Basilicata. Proprio tutti: dal San Carlo al Crob passando per le Asp e l’Asm. Nel 2013 infatti, con una procedura di gara al massimo ribasso Vrenna si è aggiudicato la gestione dell’intero sistema a discapito della “Progetto Ecologia”, azienda anch’essa crotonese, che fino alla fine del 2012 ha avuto in gestione lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri. La questione è finita anche al Tribunale amministrativo, con l’azienda esclusa che si è vista rigettare il ricorso dai giudici del tribunale di Potenza. E così il 19 settembre del 2013, con una delibera del San Carlo, il servizio è stato affidato a due società: la Mida srl, che si occupa di smaltimento di rifiuti pericolosi in inceneritore e la “Salvaguardia Ambientale”, altra società, sempre nel gruppo “V&V” dei fratelli Vrenna, che invece si occupa strettamente di raccolta e smaltimento. In pratica mentre una società si occupa della raccolta dei rifiuti ospedalieri e del suo smaltimento, la Mida si occupa di inertizzazione e termovalorizzazione dei rifiuti sanitari speciali.

E tutta questa spazzatura pericolosa finisce a bruciare nei forni dell’inceneritore di Crotone e non della Fenice di Melfi. In un certo senso la Basilicata ha contribuito ad acuire una profondissima crisi che in calabria si sta manifestando in tutto il suo degrado. E l’inceneritore di Crotone non è soltanto noto per bruciare la cocaina sequestrata a Gioia Tauro dalla Guardia di Finanza, è anche conosciuto per il suo “contributo” all’inquinamento dell’area industriale di Crotone, già minata dal disastro ambientale dell’ex Pertusola, l’industria metallurgica lasciò dietro di sé una quantità enorme di ferriti di zinco e materiali tossici. E grazie ad un inchiesta della procura di Crotone del 2008, chiamata “Black Mountains” si scoprì che quel materiale altamente tossico fu utilizzato anche come miscela per il cemento utilizzato per costruire diversi edifici nel crotonese, scuole pubbliche comprese. È chiaro che di tutto questo la Basilicata non ha nessuna responsabilità, ma con la questione delle gare al ribasso è molto facile per la holding di Vrenna conquistarsi nuove fette di mercato e congestionare ulteriormente il sistema calabrese. in effetti l’offerta dei Vrenna era praticamente irreplicabile per altre aziende. Non a caso l’affidamento dei rifiuti ospedalieri della Basilicata per cinque anni, a partire dal settembre del 2013, ha un costo tutto sommato irrisorio: 5 milioni e 93mila euro circa. Con questa cifra l’imprenditore si è assicurato una gestione lunga cinque anni. E non è la prima volta. Sempre attraverso la “Salvaguardia Ambientale” Vrenna si aggiudicò un appalto per tutti gli ospedali dell’Abruzzo con una offerta al ribasso da far tremare i polsi. la società infatti ha sbaragliato le concorrenti con un ribasso del 37 per cento, pari a 15 milioni di euro sulla base d’asta della gara di 39.960.000 euro.

 

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