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Saranno circa 850 i migranti che verranno distribuiti in decine di piccoli comuni lucani. E a Venosa il sindaco ordina la pulizia del “ghetto”

POTENZA – Nuove sfide per l’accoglienza dei migranti in Basilicata. Sta per iniziare una nuova stagione di raccolta nelle campagne e non è stata ancora debellata la piaga del caporalato che ha messo radici soprattutto nella zona del Potentino. Il sindaco di Venosa, Tommaso Gammone, ha firmato da qualche giorno un’ordinanza per ragioni igienico-sanitarie con cui impone ai proprietari di alcuni fondi di bonificare e mettere in sicurezza la contrada Boreano, un “ghetto” dove l’intermediazione illecita di manodopera agricola è diventata una piaga. Dovranno essere sgomberate in breve tempo le baracche che ospiteranno gli stranieri in condizioni molto precarie e poi si dovrà procedere al ripristino dei luoghi dove alloggi abusivi e temporanei sono sorti come funghi.

L’altra scommessa è quella dell’accoglienza diffusa. Circa 850 migranti troveranno posto in decine di piccoli Comuni lucani secondo un modello che in Basilicata finora ha dato esiti positivi. Piccoli gruppi di stranieri vengono collocati nei centri lucani, secondo un criterio che “spalma” il numero complessivo su tutti i Comuni, evitando le grandi concentrazioni che possono diventare problematiche soprattutto nelle piccole comunità. Finora questo inserimento graduale ha avuto fortuna, particolarmente in quelle località che soffrono lo spopolamento demografico e l’invecchiamento della popolazione, secondo una tendenza che appare ormai irreversibile, perché i giovani lasciano i Comuni montani per trasferirsi altrove. In buona parte lasciano la loro regione di origine.

Con l’approvazione della graduatoria delle cooperative e dei soggetti operanti in provincia di Potenza, partirà a breve il protocollo dell’accoglienza diffusa che mira a dare ospitalità ad 850 persone in decine di Comuni. In questo modo, sulla base degli accordi fra Regione, Prefetture, Anci e Upi, si passa all’attuazione delle ulteriori misure di integrazione e accoglienza con il lavoro utile e le attività formative. E tra le persone ospitate in Basilicata si sono aggiunti negli ultimi giorni i venti feriti del pullman finito in una scarpata domenica scorsa a Tolve. I passeggeri a bordo del mezzo erano uomini e donne dell’Africa sub-sahariana, sbarcati in Sicilia. Il mezzo li stava trasferendo in alcune regioni mentre la fine del viaggio era La Spezia, in Liguria. Dopo l’incidente, tutti sono rimasti in Basilicata e qui verranno dislocati in centri di accoglienza. Tra loro ci sono anche alcune donne in avanzato stato di gravidanza che potrebbero a breve dare alla luce i loro figli.

 “I migranti del pullman restano tutti in Basilicata – conferma all’AdnKronos il coordinatore della task force dei migranti Pietro Simonetti – e stanno bene, anche il ferito in condizioni più serie è stato operato. E’ importante – aggiunge – dare corso al modello dell’accoglienza diffusa che può essere attuato grazie al notevole incremento dei Comuni. Teniamo alta la guardia, inoltre, sul contrasto al caporalato. Il sindaco di Venosa ha fatto un’importante ordinanza per la bonifica e la messa in sicurezza di Boreano e seguiremo gli sviluppi”. Boreano è diventato il simbolo del caporalato, una “zona franca” insieme alla zona di Le Matinelle in cui i caporali fanno il bello ed il cattivo tempo. Gli incendi delle baracche degli ultimi tempi sono la testimonianza di una presenza ancora molto insidiosa, un messaggio molto chiaro a chi vuole mettere ordine e ripristinare la legalità.

Le azioni della task force della Regione Basilicata per le politiche dei migranti si muovono su entrambi i fronti, sia il contrasto al caporalato che il sostegno ai protocolli per l’integrazione, anche di tipo lavorativo, secondo la formula volontaria utile che ha preso il via, ad esempio, a Potenza con l’impiego di richiedenti asilo in attività di pulizia di alcuni luoghi cittadini. “La Basilicata vuole essere regione di accoglienza”, lo ha ribadito il presidente lucano Marcello Pittella in occasione dell’insediamento del nuovo vescovo di Tursi-Lagonegro, monsignor Domenico Orofino. “Siamo una regione – ha detto – che ha deciso di raddoppiare il numero dei profughi accolti nei nostri piccoli paesi, nell’ambito di una virtuosa intesa tra organi dello Stato e autonomie locali”.

Per quest’anno la task force è partita con anticipo. La Croce Rossa ha già aperto il centro di accoglienza per lavoratori stagionali a Venosa ed ospita finora 33 persone che in precedenza occupavano i luoghi malsani del “ghetto”. E questo con due mesi di anticipo rispetto all’apertura della campagna del pomodoro. Per mantenere forte la presenza delle autorità, sarà ripetuto il sistema di prenotazione dei lavoratori stagionali attraverso i centri per l’impiego in modo da incrociare la domanda e l’offetta di manodopera e lasciare poco spazio ai caporali. Anche sul fronte dei trasporti si studieranno le apposite misure, così da togliere un ulteriore spazio di manovra a chi, straniero o italiano, specula sui braccianti agricoli. 

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