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Il consigliere regionale del Pd fa riferimento alla sentenza della Consulta che ha stabilito che anche la mobilità attiva rientra nei tetti di spesa delle strutture private accreditate. E Rosa chiede chiarimenti all’assessore Franconi sui direttori generali

POTENZA – “La stampa annuncia che sulla sanità il presidente della Regione Campania è pronto alla guerra con il governo. De Luca parla di ‘un fortissimo blocco di potere e di interessi nell’area del centro-nord del Paese’ e dice che bisogna intervenire sui criteri di riparto del fondo sanitario nazionale. Mi chiedo: noi che facciamo? E come stiamo in questo dibattito dopo la sentenza della Consulta che ha stabilito che anche la mobilità attiva rientra nei tetti di spesa delle strutture private accreditate?”.

Piero Lacorazza interviene così nella discussione sul servizio sanitario, “con un occhio a Roma, dove, come dimostra la presa di posizione di De Luca, siamo a un punto critico dei delicati equilibri che reggono le sorti della sanità pubblica, ed uno in Basilicata, dove ho sollecitato, negli incontri pubblici svolti a Villa d’Agri e Chiaromonte, così come in quarta Commissione, di verificare cosa significa in termini finanziari la sentenza della Consulta sui tetti di spesa, se determina, come è semplice ipotizzare, una penalizzazione per alcune strutture private che hanno programmato le proprie attività anche in forza della crescente mobilità attiva ed ora stanno iniziando a licenziare il personale, ma anche per capire quale impatto può determinare sui conti pubblici”.

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A parere di Lacorazza “si tratta di capire come stiamo nella discussione nazionale, tenendo conto che i limiti di riduzione della spesa per il personale del Ssr imposti dalla legge (contenimento al costo dell’anno 2004 ridotto dell’1,4 per cento) sono particolarmente penalizzanti per la Basilicata perché come tutti sanno nel 2004, anno di confronto, non erano ancora attivi o totalmente caricati sulla spesa il Crob e il 118, un servizio che peraltro in Basilicata è pubblico, mentre in altre regioni è affidato ai privati e non incide quindi negativamente sui parametri restrittivi imposti a livello nazionale di contenimento della spesa del personale del Ssr. Tutte cose conosciute allo stesso sottosegretario De Filippo, con il cui apporto è necessario definire una proposta da portare al tavolo delle Regioni per evitare che la Basilicata esca penalizzata dal confronto nazionale”.

“Sulla riforma sanitaria regionale (forse troppa enfasi) – conclude Lacorazza – sarà possibile fare una valutazione quando ci sarà la proposta definitiva poiché ne sono circolate diverse innescando un inutile conflitto territoriale. Spero, come auspicato, negli incontri pubblici a cui ho partecipato che si inverta la piramide e si parta dalla centralità del cittadino per la qualità ed appropriatezza delle prestazioni e per l’abbattimento delle liste di attesa”.

ROSA: SUI DG L’ASSESSORE TACE “Alla Franconi continua a sfuggire il concetto di interrogazione a risposta immediata. Dal 21 gennaio scorso, data in cui abbiamo protocollato la nostra interrogazione in cui chiedevamo conto del modo in cui vengono calcolati i compensi dei direttori generali delle Aziende sanitarie della Regione, Franconi ci risponde, nel Consiglio di ieri, con un ennesimo ‘non siamo pronti’”. Così il capogruppo di Lb-Fdi Gianni Rosa che aggiunge: “L’interrogazione prendeva spunto da alcune notizie informali, secondo le quali l’errata applicazione dei tetti massimi e della rivalutazione, solo nel 2015, avrebbe già comportato un esborso illegittimo di 40.000 euro circa per ciascun direttore. Non sfugge l’urgenza dell’interrogazione e della risposta: continuare ad applicare le norme in maniera errata produce un ingente danno erariale per le casse regionali. Ma all’assessore Franconi deve importare poco a giudicare dal fatto che in sette mesi ancora non sappia se i compensi dei direttori generali siano o meno conformi alla legge”.

“Stante ‘l’ignoranza’, nel significato etimologico del termine, ovvero la mancata conoscenza da parte dell’assessore della legittimità dei compensi, il danno – continua – si è protratto fino ad oggi. Si tratta di soldi pubblici e, come nella buona tradizione del centrosinistra, il loro sperpero non preoccupa minimamente. Peccato che, in questo caso, il governo regionale oltre a dilapidare un ‘tesoretto’, sottrae risorse direttamente ai cittadini”.

“Infatti – conclude Rosa – il risparmio sui compensi dei direttori generali sarebbe dovuto essere destinato alla copertura della quota di partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. I lucani danneggiati due volte. I grandi esperti chiamati a fare da assessore nella piccola Basilicata si sono dimostrati molto al di sotto delle aspettative. Ci assale il dubbio che per poter avere una risposta che anche l’ultimo assessore tecnico vada via? Pittella che ne pensa?”.

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