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La fiammata anomala al Cova mercoledì 14 dicembre 2016

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POTENZA – «L’ennesimo incidente al Centro Oli di Viggiano è, purtroppo, il coerente epilogo di un annus horribilis per la presenza Eni in Basilicata, durante il quale sono venuti al pettine tutte le criticità della ventennale attività estrattiva, “regalando” alla Val d’Agri, dopo emissioni e omissioni, un ribalta giudiziaria immeritata e un enorme costo ambientale, economico e sociale per i cittadini e il territorio». E’ quanto si legge in un comunicato stampa di Legambiente Basilicata a proposito dell’ennesimo episodio anomalo, registrato stavolta lo scorso mercoledì 14 dicembre. 

“Alle vicende giudiziarie – proseguono gli ambientalisti lucani – non sono seguiti gli attesi interventi in termini di monitoraggio ambientale e di messa in sicurezza degli impianti che, anche alla luce di quanto successo alla raffineria di Sannazzaro de Burgondi, non risulta essere tra le priorità dell’Eni in Italia. La salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente dovrebbero essere invece i primi obiettivi nell’agenda di un’azienda responsabile e naturalmente della Regione Basilicata che ancora una volta è spettatore passivo di quanto avviene al Cova di Viggiano”. 

Per Legambiente «l’Eni dovrebbe avere le energie per vedere, non solo negli spot televisivi ma anche in Basilicata, bio-raffinerie e energie rinnovabili piuttosto che servirsi della Fondazione Mattei per millantare fuori dal territorio e sui giornali un interesse all’ambiente e alle produzioni della Val d’Agri. E’ giunto il momento di stravolgere il paradigma con il quale da vent’anni vive il territorio avviando con i fatti, una conversione dell’esistente. Urge ripensare il rapporto con le royalties e l’uso delle risorse finanziarie disponibili, oltre al potenziamento degli strumenti a disposizione, come il P.O. Val d’Agri che, se rivitalizzato, potrebbe realmente rappresentare lo strumento efficace ad implementare una reale compensazione ambientale, economica e sociale». 

Secondo gli ambientalisti lucani «è necessario, in sostanza, che l’Eni abbia finalmente un nuovo approccio con il territorio lucano e ciò è possibile solo se anzitutto il governo regionale, per primo, farà lo stesso: il dibattito si sposti dall’emergenza a una prospettiva di lungo respiro, capace di trasformare in virtuosa un’esperienza produttiva fin qui purtroppo disastrosa e allo stesso tempo offrire reali opportunità al territorio della Val d’Agri per un futuro di sviluppo moderno e sostenibile”. 

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