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Analisi chimiche su alcune uova

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Rintracciata in 13 paesi del Potentino la partita contaminata sfuggita al blitz ad Atena. Tra i destinatari diversi panettieri e salumerie

POTENZA – Sono finite anche a Potenza e in altri 15 paesi della provincia le 20mila uova a sospetta contaminazione da fipronil sfuggite, giovedì scorso, al blitz dei veterinari della Asl di Salerno da un grossista di Atena Lucana.
L’allarme è scattato lunedì mattina quando in Regione è stata aperta la comunicazione ufficiale dell’esito delle indagini sui clienti dell’azienda di distribuzione ai confini della Basilicata. Dopo la scoperta, nel suo deposito, di soltanto 30mila uova su una partita “a rischio” di 50mila, proveniente da un allevamento di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, dove era stato accertato l’utilizzo illegale sulle galline dell’antiparassitario, considerato «moderatamente tossico» dai medici.
Stando a quanto emerso analizzando le fatture degli acquisti effettuati, la restante parte sarebbe finita a diversi ristoranti, pasticcerie, forni e alimentari della zona. Come pure di Marsico Nuovo, Paterno, Marsicovetere, Picerno, Potenza, Brienza, Baragiano, Bella, Villa d’Agri, Muro Lucano, Tito, Sasso di Castalda, Satriano, Sant’Angelo le Fratte.
I lotti interessati sono quelli in scadenza il 23 agosto, il 28, il 30, il 31, e il 4, l 5, l’11 e il 13 settembre. Quindi per tutta la giornata di ieri i veterinari dall’Azienda sanitaria provinciale di Potenza hanno verificato che le uova non fossero ancora in circolazione, sequestrando le confezioni invendute e intimando ai laboratori che le avessero già trasformate di mettere da parte dolci e quant’altro fosse stato realizzato con esse.

Rintracciata in 13 paesi del Potentino la partita contaminata sfuggita al blitz ad Atena.  Tra i destinatari diversi panettieri e salumerie

Ai titolari di rivendite al pubblico è stato ricordato anche l’obbligo di esporre vicino alle casse un cartello con l’indicazione dei lotti e un invito ai clienti a riportare in negozio la merce non ancora consumata.
Ma chi pensasse di avere a casa o in magazzino uova di provenienza sospetta, può controllare anche da solo leggendo la data di scadenza e la seconda parte del codice impresso su ognuna di loro (dopo la sigla “IT” che sta per deposte in Italia) controllando che affianco alla sigla “NA”, che sta per prodotto in provincia di Napoli, non compaia anche il numero 063072, che é il codice per il comune di Sant’Anastasia.
L’alert arrivato lunedì è il secondo inviato in Basilicata, dopo quello di venerdì scorso su alcuni brick da chilo di uova sgusciate, provenienti da Cesena e venduti a Maratea e Pisticci.
Anche al loro interno, infatti, le analisi condotte da un laboratorio di Teramo avevano confermato la presenza di tracce al loro interno della sostanza, che viene usato comunemente sugli animali domestici contro pulci e zecche, ma è vietato negli allevamenti di animali della catena alimentare.
Solo che all’arrivo dei veterinari in molti casi non c’era stato nulla da fare, dato che le prime consegne della partita “incriminata” risalgono agli inizi di agosto.
Secondo l’Agenzia alimentare tedesca, comunque, non ci sono rischi concreti per la salute di chi dovesse aver mangiato uova con tracce di fipronil come quelle che vengono ritirate dal commercio in tutta Europa in questi giorni: «fatto salvo il caso di neonati di peso inferiore ai 9 kg (…) che in un solo giorno assumano almeno 7 uova contaminate al massimo livello».

 

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