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Saverio Riviezzi

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L’inchiesta è stata condotta dal Gico di Potenza, dallo Scico e dalla Direzione centrale dei servizi antidroga di Roma, coordinati dal pm Gerardo Salvia e dal procuratore aggiunto Francesco Basentini

POTENZA – Avrebbero organizzato un traffico internazionale di droga, cocaina e hashish, per rifornire le piazze di spaccio di Potenza e non solo. E’ l’accusa, aggravata per il metodo mafioso e il possesso di almeno due pistole, per cui gli agenti della Guardia di finanza di Potenza hanno eseguito, questa mattina, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone. Si tratta dei pignolesi Saverio e Vito Riviezzi, padre e figlio, e Angelo Quaratino, più il campano Giovanni Piscopo e i marocchini Driss Hrita, Habib Badi e Addi Ennser, residenti tra la Campania e la Germania.

L’inchiesta è stata condotta dal Gico di Potenza, dallo Scico e dalla Direzione centrale dei servizi antidroga di Roma, coordinati dal pm Gerardo Salvia e dal procuratore aggiunto Francesco Basentini. In una nota diffusa dal procuratore della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo Francesco Curcio si parla di «un apparato organizzativo connotato da una solida struttura che poteva contare su una fitta rete di collaboratori, intermediari, fornitori e corrieri». A capo della struttura, che si approvvigionava di droga anche all’estero da alcuni fornitori marocchini, ci sarebbe stato Saverio Riviezzi, più conosciuto come lo “zio”, e imputato per associazione mafiosa anche nel processo al maxi-clan dei basilischi.

«Sulla base della ricostruzione investigativa – spiega ancora il procuratore Curcio – la dotazione di armi da parte del sodalizio rientra a pieno titolo nella strategia mafiosa a cui appaiono ispirate le sue dinamiche». Nel corso delle intercettazioni, fra l’altro, è stata captata una conversazione in cui proprio l’intermediario napoletano per la fornitura della pistole richiamava l’attenzione del suo interlocutore, braccio destro del capo del sodalizio, sulla necessità di imporre una strategia del terrore («Ci stanno momenti che tu devi imporre il terrore»).

Durante le indagini sono stati sequestrati circa sette chili e mezzo di cocaina in arrivo dalla Germania e dalla Campania che sul mercato avrebbero fruttato attorno ai 200mila euro.

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