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POTENZA – «Pressioni» su un dirigente dell’ufficio Ciclo dell’acqua in cambio di regalie.
Punta dritto in Regione uno dei filoni ancora in buona parte “coperti” dell’inchiesta sul presunto sistema di «collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori», che sarebbe ruotato attorno allo studio del decano dei civilisti potentini, Raffaele De Bonis.
La conferma arriva dalle carte desegretate dagli inquirenti della procura del capoluogo per l’udienza della scorsa settimana davanti al Tribunale del riesame, che ha convalidato gli arresti domiciliari per De Bonis e il responsabile dell’ufficio “I” del comando regionale delle Fiamme gialle, Paolo D’Apolito, rimettendendo il libertà il solo Biagio Di Lascio, ex segretario dell’ex governatore Marcello Pittella.
Ad accendere i riflettori sulle ombre che ancora avvolgono i contorni delle indagini condotte dalla Squadra mobile di Potenza è stata proprio la decisione del Riesame, che ha escluso i gravi indizi di colpevolezza a carico di Di Lascio e De Bonis per un’ipotesi di traffico d’influenze illecite legata allo sblocco, in cambio di presunto finanziamento alla campagna elettorale di Pittella, di alcuni pagamenti dalla Regione a favore della ditta, la Coger srl, di un cliente dell’anziano avvocato, l’imprenditore altamurano Vito Barozzi. Ipotesi per cui risulta indagato a piede libero anche l’ex governatore Pittella.
Di fronte al collegio presieduto da Maria Stante, infatti, i difensori di De Bonis, Massimo Biffa e Leonardo Pace, avevano fatto esplicito riferimento a rapporti diretti tra Barozzi e alcuni dirigenti di via Verrastro, per escludere il ruolo del loro assistito nella manovra per ottenere i pagamenti richiesti, in relazione all’appalto da 100 milioni di euro per la realizzazione del Tronco di Acerenza dello Schema idrico Basento – Bradano. Dalle carte, però, è evidente che i primi ad accorgersi di quelle relazioni particolari sarebbero stati gli inquirenti avviando delle intercettazioni sui telefoni dell’amministratore della Coger, Filippo Cristallo. Intercettazioni estrapolate dal fascicolo principale per arricchire, con ogni probabilità, un ulteriore fascicolo d’indagine.
Il loro contenuto, in realtà, è accennato nell’informativa alla base della richiesta di arresti avanzata dal pm Maria Cristina Gargiulo e accolta, a metà ottobre, dal gip Antonello Amodeo.
«E’ emerso come costui (Cristallo, ndr) – scrive la Squadra mobile – fa continue “pressioni” sull’ingegnere Giuseppe Galante della Regione Basilicata affinché lo stesso non solo prepari al più presto le carte relative all’opera del cosiddetto Marascione (una delle infrastrutture principali dello schema idrico Basento – Bradano, ndr) che si adoperi affinché vengano eseguiti i pagamenti relativi agli stati di avanzamento dei lavori».
«Di contro Cristallo per sdebitarsi – proseguono gli investigatori – consegna al predetto ingegnere dei cesti regali con dei prodotti locali “importanti” così come lo stesso li ha definiti».
In un brogliaccio allegato all’informativa si parla di un «regalo per Galante», e di un’iniziale richiesta dell’amministratore della Coger a un non meglio identificato «Carlo» di «due confezioni regalo di vino e due colombe», che poi diventano «due cesti di prodotti locali, uno più importante e l’altro meno».
Negli atti de-secretati non c’è traccia delle iscrizioni sul registro degli indagati alla base delle intercettazioni disposte nei confronti di Cristallo, né di un’iscrizione a carico dell’ingegnere in servizio all’ufficio Ciclo delle acqua della Regione. Dopo la decisione del Riesame, però, è evidente che gli inquirenti potrebbero tornare a esaminare l’accaduto per provare a rimettere assieme i pezzi che legano assieme i vari attori di questa vicenda. D’altronde che lo sblocco improvviso dei pagamenti alla Coger ci sia stato è un fatto riconosciuto anche dal gip. Resta solo da capire per merito di chi, se esce di scena l’ex segretario factotum dell’ex governatore.

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