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Il tribunale di Potenza sede della Procura

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Accolti in via definitiva i ricorsi dell’ex facente funzione Triassi che ambiva allo stesso posto 

POTENZA – Il Consiglio di Stato ha annullato per vizi di motivazione le delibere con cui il Csm ha nominato: Francesco Curcio alla guida della Procura della Repubblica di Potenza; Raffaello Falcone, come procuratore aggiunto a Napoli; e Annamaria Lucchetta, come procuratrice capo di Nola.

I giudici hanno respinto gli appelli presentati dai tre procuratori contro le sentenze con cui all’inizio dell’anno scorso il Tar del Lazio aveva dato ragione all’ex procuratrice facente funzioni del capoluogo lucano, Laura Triassi, che ambiva a ognuno di quei posti e lamentava di essere stata penalizzata nelle valutazioni dell’organo di autogoverno della magistratura.

L’ex ff aveva evidenziato, in particolare, la mancata valutazione dell’esperienza maturata come procuratore reggente a Potenza, che è anche sede distrettuale antimafia, tra il 2012 e il 2014. Tanto più che all’epoca aveva gestito in prima persona anche l’accorpamento dell’ufficio potentino con quello della soppressa procura della Repubblica di Melfi, lavorando alla riorganizzazione.

Mentre i colleghi che le erano stati preferiti per gli incarichi in questione o non avrebbero ancora avuto esperienze direttive o semi-direttive, come Curcio, non avrebbero superato la settima valutazione di professionalità, come Falcone, a differenza sua.

Il Consiglio di Stato, nella sua pronuncia sulla nomina come procuratore di Potenza, evidenzia che il suo sindacato non si spinge a sostenere l’irrilevanza delle funzioni svolte da Curcio «quale sostituto procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo». Piuttosto: stigmatizza «l’assenza di una comparazione esplicita, ed in quanto tale misurabile secondo gli usuali canoni della ragionevolezza e proporzionalità», tra questa e quella da procuratore facente funzioni di Triassi, che invece risulta del tutto obliterata nelle valutazioni del suo profilo da parte del Csm.

In questo senso il collegio di Palazzo Spada (Giuseppe Severini presidente, Stefano Fantini estensore, e consiglieri Giovanni Grasso, Anna Bottiglieri e Elena Quadri) bocciano anche la difesa del Consiglio superiore che si è costituito in udienza per contestare «la necessità di un’analitica valutazione dei profili dei candidati con riferimento alle attitudini ed al merito», a favore di una «tecnica di redazione di maggiore concisione sia nella presentazione (od elencazione) dei candidati, che nel giudizio comparativo, in assenza di una prescrizione normativa specifica che lo precluda».
Nel caso di specie, infatti, più che di «concisione» bisognerebbe parlare di omissione di una circostanza rilevante che ne inficia la completezza.

«La valutazione analitica – sottolinea il Consiglio di Stato – non può, per definizione, essere implicita, basandosi sulla mera affermazione dell’avvenuta disamina dei fascicoli personali degli aspiranti, trovando il proprio epilogo in un giudizio complessivo ed unitario, frutto della valutazione integrata e non meramente cumulativa degli indicatori».
Adesso il Csm, di recente colpito da uno scandalo scatenato per la deriva correntizia di alcune nomine, dovrà quindi tornare sul suo operato, «rivalutando – come scriveva il Tar del Lazio – la posizione della ricorrente e poi comparandola» con quella dei tre procuratori in servizio a Potenza, Nola e Napoli, dove anche un altro candidato ha ottenuto l’annullamento della nomina di Falcone per motivi simili.

Nel frattempo, s’intende, ognuno resterà al suo posto, a partire da Curcio, che continuerà a coordinare il lavoro della stessa Triassi. Sempre che per quest’ultima dall’organo di autogoverno della magistratura non si aprano, prima, altre porte in direzioni diverse, avendo fatto domanda, nel frattempo, anche per incarichi ulteriori e diversi.

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