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MELFI– L’Iter è stato completato. Mancherebbe ancora chi materialmente dal ministero della Giustizia vada in Germania a prenderlo e portarlo a Potenza. E così per Pierpaolo Festa si potrebbe spalancare la possibilità di tornare in Italia e lasciare il carcere in Baviera dove è detenuto da quasi due mesi. Il condizionale in questo caso è d’obbligo. Se da una parte l’iter è stato completato, dall’altra sono passate già un paio di settimane fa e nulla si è ancora mosso.

Dal canto suo Festa che, è bene ribadirlo deve rispondere dei reati di cui si è macchiato, da due mesi (il 13 ottobre sono due mesi dall’arresto), è stato in cella con un ragazzo anch’egli straniero e ha visto i genitori soltanto due volte.
Festa non è solo accusato di aver investito due bambini il 12 agosto scorso a Melfi, ma anche di essere fuggito senza prestare loro il dovuto soccorso.
L’accaduto suscitò molto clamore nella comunità melfitana.


Soprattutto perché le persone investite erano bambini (un fratello e una sorella). Festa dal canto suo avrebbe giustificato la fuga con la paura della reazione della gente. Per questo sarebbe scappato, viaggiando tutta la notte, prima di essere fermato dalla polizia tedesca il 13 agosto nella tarda mattinata prima di Monaco di Baviera. L’auto del ragazzo – una Peugeout 207 grigia – quando è stato fermato dagli agenti tedeschi, portava ancora i segni dell’impatto e gli agenti tedeschi hanno trovato tracce ematiche e peluria che presumibilmente sono riconducibili all’incidente. Inoltre sottoposto all’alcol test, i suoi valori sarebbero oltre quelli previsti dalla legge.

Questo ovviamente non vuol dire che al momento dell’impatto, il trentenne fosse ubriaco. Di certo avrebbe viaggiato tutta la notte con il telefono spento. Dietro il fermo del ragazzo c’è stato un grande lavoro di intelligence nel segno della sinergia tra gli agenti del commissariato e quelli della compagnia dei carabinieri di Melfi.

Diversi testimoni sono stati ascoltati, ma soprattutto sono state visionate innumerevoli telecamere private poste nell’area di via Foggia. Determinante ai fini dell’individuazione dell’auto è stato quello installato presso la locale Caserma dei Carabinieri. Da allora il ragazzo è detenuto in Germania. E se si escludono le due visite della famiglia, è stato da solo in un paese straniero. Per lui potrebbe – ma ripetiamo il condizionale è d’obbligo – entro pochi giorni aprirsi la possibilità di tornare in Italia dove dovrà rispondere di reati gravi.

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