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MELFI – Lo avevamo scritto qualche giorno fa che questa poteva essere la settimana giusta e così è stato. A due mesi dall’inizio della sua detenzione in Germania, Pierpaolo Festa è tornato a Melfi. L’iter di estradizione è andato a buon fine e mercoledì scorso ha potuto fare ritorno in Italia.


Il trentenne è stato portato dagli agenti non in Basilicata bensì nel carcere di Rebibbia in attesa dell’interrogatorio da parte del giudice di Potenza.
Il ragazzo melfitano è infatti accusato di aver investito il 12 agosto scorso due bambini in via Foggia a Melfi e di non essersi fermato per soccorrerli.
Giovedì Festa è stato interrogato e ieri il giudice per le indagini preliminari Ida Iura ha deciso per gli arresti domiciliari con braccialetto nella sua abitazione di Melfi. Pertanto il trentenne dopo due mesi ha fatto ritorno a casa.


La procura, da quanto si è potuto apprendere, aveva chiesto la detenzione in carcere. Il ragazzo è molto provato dall’esperienza nelle galere tedesche e risulta essere anche dimagrito. Quanto accadde quel 12 agosto scorso lasciò sgomenta l’intera comunità melfitana.


Soprattutto perché le persone investite erano bambini (un fratello e una sorella). Festa fin dal primo momento ha giustificato la fuga con la paura della reazione della gente. Per questo sarebbe scappato, viaggiando tutta la notte, prima di essere fermato dalla polizia tedesca il 13 agosto nella tarda mattinata poco prima di arrivare a Monaco di Baviera. L’auto del ragazzo – una Peugeout 207 grigia – quando è stato fermato dagli agenti tedeschi, portava ancora i segni dell’impatto e gli agenti tedeschi hanno trovato tracce ematiche e peluria che presumibilmente sono riconducibili all’incidente.

Inoltre sottoposto all’alcol test, i suoi valori sarebbero oltre quelli previsti dalla legge. Questo ovviamente non vuol dire che al momento dell’impatto, il trentenne fosse ubriaco. Di certo avrebbe viaggiato tutta la notte con il telefono spento. Dietro il fermo del ragazzo c’è stato un grande lavoro di intelligence nel segno della sinergia tra gli agenti del commissariato e quelli della compagnia dei carabinieri di Melfi. Diversi testimoni sono stati ascoltate, ma soprattutto sono state visionate innumerevoli telecamere private poste nell’area di via Foggia. Determinante ai fini dell’individuazione dell’auto è stato quello installato presso la locale Caserma dei Carabinieri.

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