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Il Tribunale di Potenza

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POTENZA – I tentacoli del clan Martorano non si sarebbero allungati soltanto sul redditizio mercato della droga, il recupero crediti, i video poker, la sicurezza per i locali pubblici, le pulizie ospedaliere, e le forniture di pane per centri di accoglienza migranti e strutture sanitarie. Ma persino sulla concessione dei mutui bancari, grazie a un amico dirigente assunto in un noto istituto di credito.

È più di un sospetto quello evidenziato dagli inquirenti dell’Antimafia di Potenza negli atti dell’inchiesta per cui la scorsa settimana in 38 sono finiti agli arresti, tra Potenza, Vaglio, Palazzo San Gervasio, Baragiano, Forenza e Cutro, in provincia di Crotone. Mentre una trentanovesima persona è stata colpita dal divieto di dimora nel capoluogo.

A svelare l’esistenza di un canale agevolato per l’accesso al credito a disposizione del boss Renato Martorano e soci è stato il suo alter ego, Dorino Stefanutti.

Il 24 gennaio del 2020 Stefanutti era appena tornato in carcere, a Melfi, dopo l’arresto per una condanna per un’estorsione aggravata dal metodo mafioso compiuta una quindicina di anni prima.

Gli inquirenti dell’Antimafia lucana avevano iniziato da subito a registrare, di nascosto, i colloqui con i familiari che andavano a trovarlo. Così a un certo punto hanno notato i riferimenti al mutuo acceso per l’acquisto di un’abitazione. Cinque anni prima, infatti, ne aveva parlato con loro anche il figlio di Stefanutti, Natale, diventato collaboratore di giustizia. Spiegando che per il buon esito della pratica in banca si era rimediata una finta assunzione per l’ex moglie del boss nella ditta del fratello di Rocco Della Luna, ex segretario regionale Uiltucs, agli arresti domiciliari da 10 giorni con l’accusa di concorso esterno. Un episodio, quello dell’assunzione, che risalirebbe a gennaio del 2013, per cui adesso lo stesso Stefanutti rischia un’imputazione per estorsione aggravata assieme all’ex moglie, Michela Cerroni, e Rocco Della Luna.

Sette anni dopo, però, il problema del mutuo si sarebbe riproposto, per un residuo non pagato «per il riscatto dell’abitazione». Al ché Stefanutti avrebbe detto al genero «di interessare Renato Martorano – scrivono gli inquirenti – che poteva risolvere la questione, così come aveva fatto con l’accensione del mutuo – con Nunzio De Canio, indicato come presidente della banca». I pm identificano De Canio, che non risulta iscritto sul registro degli indagati, come un dirigente, «oggi» in pensione, «della banca Apulia», che è lo stesso istituto di credito dove sarebbe stato aperto il mutuo a nome dell’ex moglie, utilizzando quella falsa assunzione.

Quindi viene riportata la trascrizione dell’intercettazione.

«Puoi chiamare Renato e gli dici per Nunzio De Canio!! Chiama a Nunzio De Canio e vede se lui può fare qualcosa». Queste le parole del boss trascritte dagli agenti della penitenziaria. «Gli spieghi questa situazione (…) della casa! Che all’epoca il mutuo me lo ha fatto fare con lui! (…) ma perché’ quello (abbassa la voce, ndr) era proprio il presidente della banca».

Intanto, nella giornata di ieri, sono stati fissati gli interrogatori di garanzia per gli ultimi destinatari dell’ordinanza di misure cautelare eseguita la scorsa settimana.

Domani in videoconferenza, quindi, dovrebbero comparire in 9 davanti al gip Lucio Setola: il boss Martorano, assistito dall’avvocato Leo Chiriaco ed Enzo Falotico; Giambattista Pace, assistito da Gaetano Basile; Antonio Masotti, assistito da Gianluca Nolé; Gerardo Vece, assistito da Leo Chiriaco; e Domenico Carlucci, assistito da Domenico Stigliani.

Per martedì prossimo, invece, è stata fissata l’udienza davanti al Tribunale del riesame per quanti, anche nelle prossime ore, formalizzeranno ricorsi per l’annullamento delle misure cautelari. (l. a.)

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