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Alcuni dei carabinieri arrestati a Piacenza

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LAURIA (POTENZA) – È partito da un ufficiale di origini lucane il primo caso in Italia di sequestro di un’intera caserma dei carabinieri, disposto dalla Procura di Piacenza. È stato il maggiore Rocco Papaleo – nato a Cividale del Friuli e figlio di Giacomo, un emigrante di Lauria – attuale comandante della compagnia carabinieri di Cremona, che con una segnalazione ha permesso fossero avviate le indagini. L’attività ispettiva è partita dopo che il maggiore, già in servizio a Piacenza, ne aveva parlato con la Polizia Municipale. Tuttavia, quella che sembra un’azione meritoria compiuta da chi indossa la divisa, rischia di provocargli conseguenze di carattere disciplinare poiché, come scritto ieri dal Corriere delle Sera, avrebbe dovuto informare anzitutto i suoi superiori per consentire all’Arma di intervenire tempestivamente.

Per questa ragione l’inchiesta «sommaria», avviata dal Comando Generale e condotta dal Comando interregionale di Padova, riguarderà anche il comportamento tenuto da Papaleo – che abbiamo provato a raggiungere, ma che via whatsapp ci ha risposto di non voler rilasciare dichiarazioni – noto, tra l’altro, per il suo intuito giornalistico ammesso proprio quando si trovava a Piacenza. Non a caso, anche in questa circostanza, tutto sarebbe partito dal suo particolare fiuto per la notizia, che gli avrebbe fatto ritenere attendibile quanto gli sarebbe stato riferito da un uomo di nazionalità marocchina, che sosteneva di essere un informatore dei Carabinieri.

Informazioni dalle quali avrebbe quindi tratto origine l’operazione “Odysseus” della Guardia di Finanza, con cui è stata data esecuzione a 22 ordinanze di applicazione di misure cautelari che hanno interessato anche i militari di via Caccialupo. Sul fronte penale inizieranno oggi gli interrogatori di garanzia per i militari coinvolti, 6 sono stati arrestati mentre per 4 è scattato l’obbligo di firma. «Arresti illegali, torture, lesioni, estorsioni, spaccio di droga»: sono queste le fattispecie di reato ipotizzate per fatti risalenti a partire dal 2017. Cui aggiungere anche l’accusa di «certificazioni fornite a un pusher affinché raggiungesse Milano per rifornirsi di droga durante il lockdown». Ma si parla anche di un festino a luci rosse con due escort, che sarebbe stato organizzato all’interno della caserma.

Eppure, incredibile ma vero, come è emerso nelle scorse ore, nel 2018 la stessa Stazione Levante fu premiata per «meriti speciali», con particolare riferimento «all’attività di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti».

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