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La statua di Sidney "gemella" di quella di San Fele

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POTENZA – C’è un ponte fra San Fele in Basilicata e Sydney in Australia. Un ponte fatto di arte, di memoria, di gratitudine. Il ponte ideale è steso fra due statue, gemelle o quasi. Le hanno volute i sanfelesi emigrati nell’altro emisfero e quelli rimasti in patria, le ha realizzate lo scultore lucano Antonio Masini. Oggi – quasi fossero gemelli uniti spiritualmente – sono interessate da progetti assai simili. Nel frattempo la statua australiana è divenuta il simbolo dell’emigrazione italiana nella “Terra Sottosopra”. La statua italiana perde pezzi ma il sindaco di San Fele promette di aggiustarla e valorizzarla.

La presenza italiana in Australia è fondamentale nella storia del Paese agli antipodi: ad accompagnare il capitano James Cook – considerato con una certa approssimazione lo “scopritore” della Terra Australe – nel 1770 c’era l’esploratore James Matra. Nato in Corsica quand’era ancora italiana. Oggi uno dei sobborghi di Sydney si chiama Matraville. E di nomi italiani ce ne sono tanti nella storia australiana. Fra gli anni Cinquanta e gli Ottanta la migrazione italiana verso l’Australia – alimentata dal mito di un continente vergine in cui realizzare con le proprie mani quello che un tempo era il sogno americano – fu massiccia anche se decrescente. Da San Fele partì una vera carovana di persone. I primi cinque sanfelesi arrivarono nel 1950: erano – come ricorda un video realizzato una decina di anni fa – Antonio Carnevale, Alfonso Fasanella, Donato Di Santo, Carmine Puntillo, Francesco Mariniello. Si fermarono nella “municipalità” di Drummoyne. Dopo pochi anni c’erano già oltre 2.000 sanfelesi.

L’Associazione Lucania nacque nel 1972. Presidente onorario il lucano allora più noto nel mondo, ossia il politico democristiano Emilio Colombo. Di iniziative e scambi culturali nel corso degli anni ne sono stati realizzati molti. Nel 2008 – presidente dell’associazione il fattivo Joe Di Giacomo – fanno una colletta e commissionano un monumento che celebri l’emigrazione lucana (e italiana) nella Terra dei Canguri. Il maestro Masini – nato a Calvello nel 1933, famoso anche oltre i confini nazionali, scomparso nel 2018 – immagina e realizza un monumento di 6 metri. L’opera (chiamata “La Famiglia”) è collocata, con cerimonia solenne, il 15 agosto 2008 nel sobborgo di Five Dock, angolo Stevenson’s Reserve, nella zona che ospita l’amministrazione di Canada Bay. La base è un parallelepipedo di cemento rivestito da lastre di marmo. Sopra, statue di bronzo: un uomo e una donna sollevano in aria un bambino, quasi lo lanciano. Una famiglia di emigranti che, con un gesto, si proietta nel futuro.

Così Di Giacomo, in una pubblicazione ad hoc, spiega la scelta del nome: «Noi italiani non abbiamo portato in Australia solo esperienza, conoscenze, voglia di lavorare e la nostra cucina, ma anche il nostro bagaglio di valori, primo tra tutti l’importanza dell’istituzione della famiglia. Molti di noi non ce l’avrebbero fatta se alle spalle non avessimo potuto contare in qualche modo sull’aiuto e sull’appogio incondizionato della nostra famiglia. Questo, sento di poterlo dire, è forse stato il nostro contributo silente più prezioso a questo Paese, un pezzetto del nostro “bagaglio” di cui rimango estremamente orgoglioso».

Arrivano anche gli auguri dell’allora Primo Ministro, Kevin Rudd, che dice fra l’altro: «La comunità italo-australiana ha giocato un ruolo primario nel plasmare la fisionomia dell’Australia sin dagli albori delle grandi migrazioni dopo la seconda guerra mondiale. Oltre 800.000 australiani possono vantare una discendenza italiana e lo fanno con molto orgoglio».

Facciamo un salto nel tempo e nello spazio e arriviamo a San Fele, il 31 luglio 2016. Viene scoperta fra gli applausi un’opera gemella. A oltre 16.000 chilometri di distanza, è come il secondo pilone di un immane ponte che metta in collegamento ideale passato e presente. Per l’occasione arriva anche Di Giacomo – il quale il giorno dopo parteciperà a un incontro organizzato dal Centro lucani nel mondo, organismo che sovrintende – portando gli abbracci dei fratelli d’oltre equatore e raccogliendo quelli da riportare a Sydney.

Nuovo salto. Arriviamo a oggi. Un destino simile associa i due monumenti. Nell’agosto scorso, in una riunione del consiglio comunale di Canada Bay, il sindaco Angelo Tsirekas fa sapere che vuole spostare La Famiglia dall’attuale sito a Fred Kelly Place, in una posizione più centrale, per darle maggiore rilevanza. L’input è venuto dall’attivissimo Di Giacomo. In assemblea il consigliere Stephanie Di Pasqua dichiara: «La statua dovrebbe essere ben visibile e in un posto d’orgoglio nel centro della nostra città».

A San Fele il monumento non se la passa benissimo. Sono cadute alcune lastre di marmo e l’amministrazione, per precauzione, le ha fatte staccare tutte. Ora l’aspetto, con il cemento in bella vista, non è il massimo. Lo segnala il consigliere d’opposizione Michele Sperduto, lo ribadisce il collega Carmine Russo che sulla questione si è speso non poco. A luglio ha chiesto formalmente al sindaco, in consiglio, di fare qualcosa in vista del ritorno degli emigrati. Ha pubblicato sui social dei fotomontaggi ironici, ha chiesto e ottenuto su questa battaglia la benedizione entusiasta di Di Giacomo.

Il sindaco Donato Sperduto ammette le condizioni non ottimali della statua ma ricorda la difficoltà di trovare il particolare marmo del rivestimento e prende un impegno solenne: «Abbiamo il progetto di un nuovo ingresso a San Fele. Una sorta di rotonda, al cui centro metteremmo La Famiglia, valorizzata da faretti e piante». I tempi? «Almeno un anno», risponde. Chissà chi farà prima – e meglio – nel dare senso a ciò che si legge sulle targhe delle statue: «Agli italiani, eredi di una nobile civiltà», è scritto ai piedi del monumento di Canada Bay. «A tutti gli emigranti lucani nel mondo, portatori di una nobile civiltà», ribadisce e specifica quello di San Fele.

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