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Donato Antonio Acucella entra nell'auto dei carabinieri

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di GIOVANNI ROSA
RAPOLLA – Quella strada Pasquale Grosso la ricordava bene. A pochi passi da vico Umberto, nel 2003, aveva freddato a colpi di pistola Pasquale Acucella, fratello dell’allora sindaco Nicola. Ma quella è anche la strada in cui abita Antonio Donato Acucella, nipote di Pasquale e figlio dell’altro fratello dell’ex primo cittadino.

Tra i due c’erano frizioni, probabilmente dettati dai risentimenti dovuti all’omicidio del 2003. Ieri poi si sono reincontrati. Ci sarebbe stato un breve dialogo che sarebbe poi sfociato in un alterco. Probabilmente una parola di troppo da parte di Grosso e Acucella che passa alle vie di fatto. Prende una calibro 7,65 che deteneva illegalmente (si è scoperto poi che era stata rubata) e non ci pensa su due volte. E scarica l’intero caricatore su Pasquale Grosso (LEGGI).

Quest’ultimo sentito il pericolo lascia la bici in strada e tenta la fuga. Ma i colpi lo raggiungono e cade a terra esamine. La scientifica conterà otto colpi sul corpo del cinquantenne. Acucella, comunque, non si allontana. Sarebbe tornato nella sua abitazione.

Nel frattempo sul posto arrivano i militari dell’Arma della stazione di Rapolla che anche grazie ad alcune testimonianze si dirigono verso casa del trentaseienne il quale, una volta visto gli agenti, non avrebbe fatto opposizione.

E così per Antonio Acucella sono scattate le manette in flagranza di reato. I militari nell’immediato recuperano anche l’arma dell’omicidio. Trasportato a Melfi presso gli uffici della compagnia dei carabinieri, avrebbe raccontato quanto successo intorno alle 12.20. A coordinare le indagini la Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lucano con il pm Vincenzo Montemurro.

Acucella dovrà rispondere di omicidio volontario ma non è escluso che nelle prossime ore la sua posizione si possa aggravare. Non si esclude infatti la premeditazione. I carabinieri stanno cercando di capire se l’incontro di ieri è stato fortuito oppure tra i due ci fosse un vero e proprio appuntamento. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori tra il trentaseienne e Grosso nei giorni scorsi ci sarebbero stati alcuni diverbi. Scontri verbali che avrebbero coinvolto anche altri elementi delle famiglie.

Oltre all’indagato, per tutta la giornata di ieri i carabinieri della stazione di Rapolla, della Compagnia di Melfi e del Nucleo investigativo di Potenza avrebbero sentito altre persone e familiari dei due. Grosso era uscito dal carcere nel 2017. Da allora era in libertà vigilata con obbligo di firma. Anche per questo non aveva più la patente e andava in giro per le strade di Rapolla con la sua bici a pedalata assistita. Anche il mezzo è stato sequestrato dagli investigatori.

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