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POTENZA – Sarà il democratico Luigi Simonetti il candidato del centrosinistra per la fascia tricolore alle elezioni del 3/4 ottobre a Melfi: il centro più importante dei 26 comuni lucani dove i cittadini saranno chiamati a rinnovare sindaci e consigli comunali.


Si sono concluse così, ieri in serata, le trattative tra Pd e alleati ripartite negli ultimi due giorni dopo il tramonto dell’idea di una candidatura civica da contrapporre a quella dell’imprenditore Giuseppe Maglione, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e dai renziani di Italia viva.


Il nome del 45enne Simonetti è tornato sul tavolo giusto due mesi dopo l’altolà arrivato dal sindaco uscente Livio Valvano.
Da segretario regionale Psi, Valvano aveva liquidato come anti storiche le rivendicazioni dei democratici, che dopo averlo sostenuto per 10 anni alla guida dell’amministrazione avrebbero sognato una staffetta ai vertici del Comune con un loro candidato «politico». Un ruolo, quest’ultimo, a cui pareva da tempo destinato proprio Simonetti, già presidente del consiglio comunale prima delle vicissitudini giudiziarie, condivise con lo stesso Valvano, che gli hanno suggerito le dimissioni dall’incarico.


Il primo cittadino in carica aveva evidenziato i profondi cambiamenti dello scenario politico avvenuti negli ultimi 10 anni, con l’affermazione del Movimento 5 stelle e la nascita di Articolo Uno, che oggi compongono l’asse portante del centrosinistra assieme a Pd, Psi e +Europa. Nelle settimane successive, però, i tentativi di scovare nella società civile una figura coerente con la direzione indicata da questi cambiamenti sono falliti miseramente. Mentre a destra si è materializzata la candidatura dell’ex patron del Melfi calcio, Maglione, che a fine luglio è uscito allo scoperto e ha aperto le braccia ai renziani e ai delusi del centrosinistra.


Tra i “no” più scottanti quelli dell’ex presidente dell’Ordine degli avvocati, Dino Di Ciommo, dell’ex dirigente scolastica Filomena Guidi, e del primario dell’ospedale di Venosa, Gianvito Corona. Ma il vero colpo di scena è arrivato mercoledì notte con la rinuncia di Gaetano Araneo, già sindaco Dc nonché avvocato del sindaco uscente Valvano. Un rifiuto a sorpresa, dopo un’iniziale dichiarazione di disponibilità, che ha riportato le trattative sull’opzione “politica” dati i tempi ristretti, appena 15 giorni, per la presentazione di candidature e liste.

Con la “campagna acquisti” di Maglione che intanto prosegue togliendo terreno a chiunque pensi di contrastarlo.
L’ultima insidia per la designazione di Simonetti è arrivata, sempre ieri, dall’ipotesi di una candidatura alternativa dell’ex assessore regionale all’ambiente Francesco Pietrantuono, 42enne socialista figlio dell’ex assessore della prima giunta comunale di Valvano, Peppino. Ma a quel punto, avendo già ottenuto la disponibilità alla “corsa” dell’ex presidente del consiglio comunale, per i democratici non ci sarebbero stati margini per riaprire la discussione. Tanto più che da alcune interlocuzioni informali avviate con esponenti del Movimento 5 stelle, che dovrebbero presentare una lista autonoma con un loro candidato sindaco, sarebbero emersi segnali rassicuranti sulla possibilità di confermare il sostegno reciproco in caso di ballottaggio con Maglione, anche se a passare il turno fosse il «politico» Simonetti.


Una disponibilità tutt’altro che incondizionata, però. Che vuol dire che il candidato sindaco Simonetti potrebbe essere costretto a pagare per l’alleanza al secondo turno con i 5 stelle un prezzo molto maggiore di quello che sarebbe toccato a qualunque altro candidato civico.

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