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POTENZA – «I soldi non ci sono». Così si sono sentiti rispondere alcuni genitori di ragazzi con disabilità che, nei giorni scorsi, si sono recati al Comune di Potenza per chiedere perché fossero state azzerate per loro delle ore di assistenza domiciliare integrata.


Poche ore alla settimana per la verità: alcuni ne avevano sei, altri quattro. «Ma un aiuto importante per noi famiglie. Non solo perché – raccontano – in quelle ore noi potevamo riprendere fiato, andare a fare un servizio o anche solo fare una passeggiata, come sono liberi di far tutti. Ma anche per i ragazzi: noi ormai cominciamo a diventare anziani e per i nostri figli era un riferimento importante il giovane operatore della cooperativa che veniva e si faceva con loro una chiacchierata, li portava al bar a prendere qualcosa. Un pizzico di normalità per noi e per loro».


Un pizzico di normalità che il Comune mette a disposizione quando ci sono risorse aggiuntive. Perché -è bene chiarirlo – le ore messe a disposizione di queste famiglie erano state una specie di dono: c’erano delle risorse aggiuntive e c’erano delle richieste a cui non si era riusciti a dare risposta. Così il Comune aveva dato – a termine – delle ore alle famiglie. Finiti i soldi è venuta meno completamente l’assistenza. Solo che quelle ore erano importanti: tra questi genitori ci sono persone anziane, con figli che hanno gravi disabilità.
«E poi questi ragazzi si erano affezionati agli operatori che stavano qualche ora con loro. Gli abbiamo dovuto raccontare che stanno facendo un corso di formazione e per questo non possono andare a trovarli. E non è giusto interrompere questo servizio così, la disabilità non è che è a tempo, non finisce. E questi sono spesso ragazzi soli, che hanno come unica compagnia noi e questi operatori».


Della questione si è fatto carico il presidente dell’associazione “Dopo di noi”, Vincenzo Carlone, il quale ha sottolineato la gravità di questa decisione che penalizza in maniera molto grave famiglie in difficoltà seria. «Non è giusto dire che non ci sono soldi. E così si tagliano indiscriminatamente le ore a queste persone? Parliamo di poche ore alla settimana che, però, sono un sollievo per le famiglie e per i ragazzi. Non ci sono soldi, e va bene. Ma è possibile pensare a una diversa distribuzione delle ore allora? E’ questa la proposta che faccio all’assessore Picerno: c’è chi ne ha dieci di ore, se ne può togliere una da una parte e una dall’altra e garantire anche ad altri almeno due ore di assistenza domiciliare integrata alla settimana. E’ una proposte fattibile? Io credo che si possa trovare una soluzione.

E va detto che noi, come associazione, le proposte le abbiamo fatte. E grazie ai contributi di enti privati, per esempio, quest’estate siamo riusciti a pagare qualche ora di assistenza aggiuntiva senza che il Comune ci rimettesse nulla. Noi l’abbiamo fatto, ma il Comune perché non si dà da fare per trovare una soluzione? Perché interrompere così non è davvero giusto».

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