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POTENZA – Ancora partorienti respinte e bimbi prematuri trasferiti fuori regione, perché l’unico centro lucano attrezzato per curarli ha bloccato i ricoveri. È quanto sta accadendo da 11 giorni a questa parte al reparto di Terapia intensiva neonatale, San Carlo di Potenza, a sei mesi esatti dalla clamorosa sospensione temporanea delle attività, per una drammatica carenza di personale dovuta alla concomitanza di infortuni, congedi e malattie, su cui la Regione avviò anche una commissione d’inchiesta sospettando una “rivolta” dei medici per la nomina di un primario sgradito.

Questa volta alla base dello stop, deciso proprio dal nuovo primario del reparto, Antonio Sisto, ci sarebbe una motivazione diversa, legata all’esaurimento dei posti disponibili e all’impossibilità di far fronte all’arrivo di nuovi piccoli pazienti fin quando quelli già presenti non verranno riportati a casa dai loro genitori. Per questo si è resa necessaria, ancora una volta, la sospensione dei trasferimenti dagli altri punti nascite della Regione (Lagonegro, Melfi, Matera e Policoro) a Potenza di tutte le cosiddette partorienti “problematiche”, vuoi perché pretermine vuoi per fattori di rischio differenti, che di norma vengono portate nel capoluogo proprio per la sicurezza offerta dalla presenza, in caso di necessità, di un reparto di terapia intensiva neonatale.

Per fornire al neonato un livello di cure maggiore. Il risultato è stato il ripetersi delle stesse scene che quest’estate hanno straziato il cuore di quanti hanno seguito la vicenda, con i genitori costretti a inseguire con lo sguardo le cullette coi loro piccoli imbarcate in elicottero o in ambulanza, a seconda dei casi, per il ricovero in reparti di strutture di fuori regione. Così come dei viaggi delle partorienti “a rischio” dai pronto soccorso verso i punti nascita forniti di una Terapia intensiva neonatale in Campania e Puglia. Nonostante le abituali proteste delle interessate per l’impossibilità di completare il percorso avviato nove mesi prima con medici e ostetriche di fiducia, come di solito si consiglia soprattutto a chi in partenza presenta fattori di “rischio”.

Gli ultimi “trasporti” effettuati sarebbero stati quelli di una donna in attesa di 3 gemelli, un’altra pronta a partorirne 2 e una pretermine, oltre a 2 piccoli già nati. Ma non è ancora chiaro quando torneranno a disposizione i posti per riprendere i ricoveri al San Carlo. Quindi il bilancio sembra destinato a salire, come la spesa che il sistema sanitario regionale dovrà riconoscere per le cure ricevute dai “suoi” neonati lontano da casa.

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