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POTENZA – «Un’umiliazione per persone che stanno dando anima e corpo, sulle quali vengono scaricate colpe di altri». Commenta così l’avvicendamento ai vertici della terapia intensiva del San Carlo di Potenza il delegato sindacale per l’azienda ospedaliera regionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani – Emergenza area critica (Aaroi – Emac) Giuseppe Petrecca.

Dottor Petrecca, come l’hanno presa i suoi colleghi?
«Non bene, ovviamente. Si sentono additati ingiustamente come i colpevoli di qualcosa che non li riguarda. Erano già provati psicologicamente da quello che stanno facendo in questi giorni. Ci si può immaginare piadesso».

Pensa che ci saranno ripercussioni sull’operatività del reparto?
«Questo no. Lo escludo. Continueranno a lavorare come sempre perché non si sono mai tirati indietro. Noi apprendiamo dalla stampa cosa sta accadendo e rimaniamo basiti, perché la rianimazione è un reparto che ha il compito supportare le funzioni vitali di pazienti che arrivano già in condizioni gravi per traumi, patologie o infezioni come il covid 19. I pazienti affetti da covid 19 che arrivano in rianimazione hanno la polmonite interstiziale, che è una patologia molto grave, e problemi anche ad altri organi. Sono difficili da curare e l’unica arma che abbiamo è vicariare le funzionalità respiratorie, emodinamiche e renali. Sentiamo parlare di commissariamenti, ma se è così forse qualcuno ci dovrebbe dire perché. Se è un commissariamento deciso su base emozionale, o per altri motivi. A noi non risulta che sia stata fatta alcuna inchiesta sull’accaduto e e se ci deve essere crediamo che vada fatta da organi esterni e autorevoli come l’Istituto superiore di sanità. Non accetteremo inchieste interne su una questione così delicata. I colleghi non si sono mai tirati indietro mettendosi a rischio anche quando sono mancati i dispositivi di protezione e hanno usato le buste di plastica al posto dei calzari. I protocolli farmacologici sono stati condivisi col reparto di malattie infettive, pneumologia, l’Istituto superiore di sanità e diversi colleghi di Bergamo e Brescia con cui sono in contatto continuo».

Giuseppe Petrecca

Quindi cosa sta succedendo?
«So che alcuni colleghi andati in pensione forse firmeranno un contratto. A noi non dispiace questo, perché chi può dare una mano è benvenuto ed entro il 15 aprile in 5 andranno via. Se invece è in corso un commissariamento vorremmo che chi lo ha fatto ce lo spiegasse. Abbiano il coraggio di confrontarsi sui dati di fatto e poi ci dicano perché Giuseppe Guarini e Libero Mileti non sono capaci. Altrimenti non si può andare avanti. Lavorare in rianimazione con questo tipo pazienti è difficile. C’è ansia, preoccupazione, un carico psicologico notevole. Un anestesista fa turni 12 ore che già è cosa assurda e quando torna a casa è pieno di paura per il rischio di aver contratto il virus e di infettare i familiari».

Ma i dati dei decessi nella terapia intensiva di Potenza non le sembrano eccessivi?
«Bisogna vedere le condizioni in cui sono arrivati i pazienti. Spesso le speranze sono al lumicino in partenza. I pazienti più giovani morti in rianimazione sono arrivati direttamente lì dal pronto soccorso, con passaggi brevissimi in malattie infettive e una compromissione già abbastanza elevata».

Quindi non temete un’inchiesta sull’accaduto?
«Saremmo ben lieti di accogliere un professore universitario e confrontarci con lui su quanto è stato fatto. Non vorremmo, invece, che si giocasse a spostare l’attenzione e a caricare le responsabilità su persone che lavorano. E’ ingiusta e indegna una cosa del genere, vergognosa. Chi sbaglia paga, ma dopo che gli è stata fatta una contestazione. Qui invece di contestazioni non ce n’è nemmeno l’ombra».

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