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L’ex hotel Old West di Ferrandina Scalo

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POTENZA – Venti positivi al coronavirus sugli ottantuno ospiti rimasti nell’ex hotel Old West di Ferrandina Scalo sottoposti a tampone. Incluso almeno un ventunenne tunisino che ha già fatto perdere le sue tracce, poche ore dopo il test, assieme a nove connazionali risultati negativi. Come altri quattordici che si erano allontanati prima di loro senza nemmeno sottoporsi al tampone.

E’ questo il risultato shock delle batterie di esami sui campioni prelevati mercoledì tra i migranti arrivati sabato scorso da Porto Empedocle. Un dato sconcertante se si considerano le rassicurazioni del Ministero dell’Interno, guidato dalla potentina Luciana Lamorgese, dopo le polemiche e la richiesta di controlli più severi seguite ai 39 contagiati – del tutto asintomatici – scoperti in un primo gruppo di richiedenti asilo bengalesi, trasferiti a metà luglio da Lampedusa in tre distinti centri di accoglienza tra Potenza e Irsina.

Nel bollettino epidemiologico atteso per oggi a mezzogiorno, oltre ai venti nuovi contagi scoperti all’interno dell’ex hotel Old West, dovrebbe essere conteggiata anche la positività di un’altra badante moldava, che rientrava tra i 24 “contatti” avuti nel paese di Gorgoglione dalla collega-connazionale in quarantena da una settimana a Castronuovo Sant’Andrea. Lì dove quest’ultima si era trasferita dopo aver prestato servizio per una ventina di giorni nella Valle del Sauro, e i familiari dell’anziana che avrebbe dovuto accudire, con una determinazione rivelatasi provvidenziale, l’avevano convinta a restare in isolamento e a sottoporsi a un tampone preventivo prima di prendere servizio.

La badante appena risultata positiva è l’unica dei 24 “contatti” della collega finita nel registro degli pazienti covid. Benché del tutto asintomatica (come pure i venti di Ferrandina).

Anche l’anziana di Gorgoglione assistita prima da una e poi dall’altra, infatti, è stata dichiarata negativa. Una notizia che ha sollevato non poco chi temeva il ripetersi di quanto accaduto a luglio a Moliterno, con una novantenne accudita da altre due badanti moldave (tuttora ricoverate entrambe al San Carlo), contagiata e deceduta dopo pochi giorni nel nosocomio potentino.

Le tensioni paiono destinate a concentrarsi, quindi, sulla situazione di Ferrandina. Con l’ennesima, secca, smentita ai messaggi tranquillizzanti con cui era stato accompagnato l’arrivo degli ultimi 100 richiedenti asilo (quasi tutti tunisini) approdati a Lampedusa e poi trasferiti in Basilicata nell’ex hotel Old West. Una struttura che non avrebbe potuto ospitarne più di 50 anche senza considerare le regole di distanziamento prescritte per il contrasto alla pandemia.

Dopo la scoperta del focolaio bengalese, infatti, si era puntato il dito contro l’attendibilità dei test rapidi effettuati a chi sbarca nel porto dell’isola delle Pelagie. Per questo dei 100 si era detto che erano risultati negativi sia ai test rapidi che ai tamponi tradizionali a cui erano stati sottopost dopo il trasferimento a Porto Empedocle.
Il sospetto, pertanto, è che il virus possa essere sfuggito ai primi, come già accaduto altre volte, per poi propagarsi all’interno nelle tensostrutture allestite nel porto del centro agrigentino per offrire un riparo temporaneo ai migranti in attesa della loro destinazione nei centri di accoglienza di tutta Italia.

Contagi favoriti delle condizioni di promiscuità all’interno delle strutture che sarebbero avvenuti subito prima o subito dopo l’effettuazione dei tamponi. Se non addirittura tra il tampone e la comunicazione del suo esito. Di modo che a causa dei livelli differenti di carica virologica sarebbe stato rilevato il “contagiante” ma non il “contagiato”. D’altronde il giorno prima dell’arrivo degli autobus a Ferrandina l’esito dei tamponi a tappeto effettuati avrebbe segnalato la positività di una trentina dei circa 200 ospiti in partenza dalle tensostrutture, e la negatività degli altri. Ma questo piuttosto che convincere le autorità a mettere subito in quarantena tutti avrebbe spinto a dividere gli uni dagli altri, e accelerare i tempi del trasferimento dei “sani”, che invece si sono appena rivelati contagiati a loro volta.

Ieri tra i primi a reagire alla notizia del nuovo focolaio lucano di covid 19 c’è stato, come ovvio, il sindaco di Ferrandina, Gennaro Martoccia, che nei giorni scorsi aveva denunciato pubblicamente la scelta dell’ex hotel Old West per ospitare i richiedenti asilo. Sia per la capienza della metà rispetto al loro numero, sia per la vicinanza alla statale Basentana e alla stazione delle Ferrovie dello Stato, che agevolerebbe fughe come quelle che si sono già verificate. Al di là di possibili complicità dall’esterno come quelle su cui sta indagando la polizia.

Da ieri sera, pertanto, i 19 migranti positivi rimasti all’interno dell’ex hotel sono sottoposti a isolamento fiduciari in una struttura distinta da quella dove si trovano gli altri. A questi ultimi, invece, è stata imposta la quarantena per i prossimi 14 giorni assieme agli operatori della cooperativa che gestisce il centro di accoglienza (la potentina Filef).

Ieri da Ferrandina Scalo è stata trasferita al Madonna delle Grazie di Matera anche una ragazza minorenne risultata negativa al covid, ma affetta da peritonite.

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