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Una veduta di Marsicovetere

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LA procura di Potenza indaga per un’ipotesi di epidemia colposa all’interno della casa di riposo di Marsicovetere, attualmente sotto sequestro, dove nei giorni scorsi è stato scoperto il più grande focolaio lucano di covid 19 dall’inizio della crisi con oltre 40 positivi, e cinque decessi a breve distanza l’uno dall’altro. Intanto almeno 6 dipendenti della struttura, contagiati a loro volta, violano la quarantena, senza alcuna apparente giustificazione, e tornano a casa: abbandonando gli anziani affidati alle loro cure, ed esponendo a rischio le rispettive famiglie.

Continua ad aggravarsi l’emergenza nel comune valdagrino trasformatosi nell’epicentro della seconda ondata pandemica in Basilicata.

Ieri, mentre il governatore Bardi dichiarava la “mini zona rossa” su tutto il territorio del comune e del vicino paese di Tramutola, è intervenuta anche la protezione civile temendo che i gli unici due operatori rimasti all’interno della casa di riposo, la responsabile e il nipote del titolare, Nicola Romagnano, non fossero più in grado nemmeno di garantire la preparazione dei pasti agli ospiti rimasti (32). Un timore che si sarebbe rivelato infondato, ma ha comunque rafforzato il proposito dei responsabili dell’Azienda sanitaria di Potenza di organizzare quanto prima il trasferimento degli anziani nel capoluogo.

In questo senso sarebbero già in corso delle interlocuzioni con i responsabili del complesso del Don Uva, dove è disponibile la palazzina che un tempo ospitava la vecchia proprietà, ovvero le suore dell’ordine delle Ancelle della divina provvidenza. Eppure i tempi non si annunciano così brevi come qualcuno spera.

Intanto la “fuga” del personale della casa di riposo pare destinata a finire sotto la lente dei pm potentini assieme alle omissioni di Romagnano, che per ragioni ancora da chiarire, forse legate a un numero di ospiti sovradimensionato rispetto alla struttura, all’inizio avrebbe comunicato la presenza di appena una ventina di anziani (assieme ad 8 operatori), poi di un’altra cinquina, e altri ancora dopo primo decesso “interno” (domenica un ex ospite novantenne era morta al San Carlo), seguito dai tre ufficializzati venerdì mattina.

Da capire, infatti, c’è se l’una e l’altra condotta possano essere messe in relazione con le morti in questione, nel qual caso all’ipotesi di epidemia colposa potrebbero aggiungersi anche quelle di omicidio colposo, “morte come causa di altro delitto”, e abbandono di incapaci.

«Hanno avuto paura». Così l’imprenditore ha commentato col Quotidiano il comportamento dei suoi dipendenti, prima di chiudere la telefonata e non rispondere più.

Ieri sui fatti incresciosi di Marsicovetere, al di là del mero dato epidemiologico, è intervenuto anche il segretario regionale della Cisl, Enrico Gambardella, parlando di «fatti gravissimi», di fronte ai quali la giunta regionale non può mettere «la testa sotto la sabbia», perché equivarrebbe «ad una consapevole omissione di soccorso».

Gambardella ha puntato il dito contro il sistema di accreditamento delle strutture sanitarie, e il sistema di sorveglianza anti covid-19 predisposto dalla regione, ricordando di aver chiesto inutilmente un tavolo per discutere su un piano di emergenza.

In relazioni alle notizie di stampa circolate in data odierna, l’Asp Basilicata precisa quanto segue.

«La casa di riposo di Marcovetere non è una struttura accreditata del sistema sanitario regionale bensì una struttura privata». Questa la replica arrivata a stretto giro dall’Asp, che ha anche aggiunto di aver comunque inserito la struttura «insieme a tutte le altre che ospitano situazioni di comorbilità e fragilità», per un totale di 120, nei controlli anti-covid effettuati nei mesi scorsi e ripartiti la scorsa settimana.

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