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POTENZA – Una levata di scudi per difendere la scelta di trasferire da Potenza a Villa d’Agri, Melfi e Lagonegro 5 giovani anestesisti. Nonostante i contraccolpi – inevitabili – sulla produttività dell’azienda ospedaliera regionale nel suo complesso.

E’ scattata ieri pomeriggio la reazione dei primari delle unità operative complesse di Anestesia e rianimazione dei tre poli ospedalieri periferici del San Carlo, Felice Severino (Melfi), Nicola Scaccuto (Villa d’Agri) e Giuseppe Schettino (Lagonegro) alla denuncia dell’Assocazione anestesisti e rianimatori della Basilicata (Aaroi-Emac). Una denuncia, all’indomani della decisione del direttore generale del San Carlo Massimo Barresi, che aveva messo in risalto «una grave penalizzazione delle attività chirurgiche» e «un’inevitabile difficoltà nel garantire le guardie di urgenza» nel principale nosocomio lucano, a Potenza. Col rischio di chiusura di almeno 4 delle su 10 sale operatorie dove ogni giorno, nei periodi di maggiore attività, vengono svolti in contemporanea una varietà di interventi programmati.
I tre primari se la sono presa, in particolare, con un passaggio in cui Francesco Allegrini, presidente dell’Aaroi-Emac Basilicata oltre che anestesista in servizio al San Carlo di Potenza, parlava di trasferimenti che mortificano «la professionalità» e il percorso avviato dai medici in questione, quasi tutti giovani e di fuori regione, che erano arrivati a Potenza allettati dall’idea di lavorare in una centro con «tutte le specialità chirurgiche in grado di offrire loro anche una importante opportunità di crescita formativa».

«Non avendo purtroppo ricevuto nessuna nota ufficiale di scusa – è stata la replica di Severino, Scaccuto e Schettino -, sentiamo il dovere, come direttori delle unità operative complesse di Anestesia e rianimazione degli ospedali di Lagonegro, Villa D’Agri e Melfi, di contestare ufficialmente e con forza, quanto letto sui giornali a proposito della “mortificazione” inflitta ai colleghi che a tali presidi sono stati assegnati».

«Come direttori di tali unità – proseguono i tre primari – non possiamo non ritenerci soddisfatti per l’attenzione e la considerazione che la direzione generale ha avuto nei nostri confronti assegnandoci delle unità che colmerebbero comunque solo in parte la forte carenza di anestesisti rispetto agli organici previsti in questi presidi per consentire lo svolgimento di tutte le attività oggi in essere».

«Senza entrare in merito al criterio che la direzione ha adottato al riguardo, o alla legittimità della contestazione del provvedimento stesso da parte del sindacato per le conseguenze che da esso ne potrebbero derivare – insistono – , definire “mortificante” il lavoro svolto negli ospedali periferici, o peggio ancora che in queste sedi gli anestesisti “si girano i pollici”, è irriverente e mortificante per tutti gli anestesisti che, per varie ragioni, hanno accettato di lavorare nei presidi periferici. Tale affermazioni è offensiva non solo per gli anestesisti ma per tutti gli operatori, sanitari e non, che vi lavorano. E’ evidente che le tipologie di lavoro sono diverse, ma non per questo meno gravose, anzi a volte per varie ragioni lo sono di più, e comunque non sono affrontate con minori impegno e professionalità a tutela del paziente».

Severino, Scaccuto e Schettino domandano anche ad Allegrini, provocatoriamente, cosa proporrà tra qualche mese, quando dovrebbero entrare in servizio altri 10 anestesisti che stanno completando la specializzazione al San Carlo di Potenza, «per evitare che accada loro quanto temuto e criticato oggi».
«Gli ospedaletti periferici, come definiti da un “addetto ai lavori” in un recentissimo articolo apparso ieri sulla stampa – concludono i tre primari -, rappresentano quasi sempre la prima risposta ai fabbisogni dei cittadini dei vari territori, che non possono o non devono necessariamente recarsi presso l’ospedale di Potenza, già congestionato per patologie di bassa e media intensità». Patologie «che potrebbero essere efficacemente trattate in “periferia”, dove lavorano, ribadiamo, professionisti qualificati ed opportunamente addestrati, e non certo “giovani” mandati sbaraglio».

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