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POTENZA – E’ giallo sul contagio del paziente lucano numero 8, il 77enne potentino risultato positivo al Coronavirus martedì sera, che da ieri è ricoverato nel reparto di Infettivologia del San Carlo. A scatenare le paure di tanti residenti nel capoluogo, un po’ come accaduto a Genzano dopo la scoperta della positività dell’assessore ai lavori pubblici Simone Cancellare, sono state le insistenti smentite, circolate a partire da ieri mattina, sulle prime informazioni sul caso fornite dai canali ufficiali. In particolare sul «funerale a Salerno» che sarebbe stato indicato dall’uomo come l’occasione più probabile di contatto con persone provenienti dalle zone a rischio.

Raggiunto dal Quotidiano del Sud, il figlio dell’uomo (di cui non si fa il nome per ragioni di riservatezza), ha confermato che il padre non avrebbe mai parlato di cerimonie in Campania, bensì delle esequie per un vicino di casa celebrato nella chiesa del quartiere di Poggio Tre Galli, San Cecilia. Rito a cui avrebbero partecipato, stando a quanto riferitogli, anche alcuni parenti del defunto arrivati dal Nord Italia.

«E’ stato l’ultimo funerale che abbiamo celebrato, ma non saprei dire granché sulla provenienza delle persone». Così don Gerardo Cerbasi, che quel giorno era sull’altare e ha appreso al telefono col Quotidiano dei nuovi sospetti sulla catena epidemiologica del paziente lucano numero 8. «Molto spesso ai funerali vengono persone legate da vincoli di parentela con il defunto che possono non avere a che fare con la comunità parrocchiana. E anche questa volta è stato così». Ha aggiunto. «Ricordo, però, che non è stata una cerimonia esageratamente accorsata. Direi che c’erano non meno di una cinquantina di persone, ma abbiamo avuto le porte della chiesa aperte per tutte la mattina quindi può esserci stato anche un flusso ulteriore e non ho idea di chi si sia fermato a salutare i familiari. Come sempre il diacono chiese loro se volevano ricevere le condoglianze e loro hanno detto di sì. Quindi alla fine della cerimonia si sono sistemati davanti all’altare e hanno salutato i presenti uno per uno».

Il Quotidiano è riuscito a contattare anche i parenti del defunto, a dir poco sorpresi dalle voci sull’accaduto. «Il funerale di mio padre – ha spiegato la figlia dell’uomo – è stato il 29 febbraio, e l’unica persona arrivata dal Nord, era mia sorella, che è scesa il 20 febbraio, quando non c’erano ancora casi accertati di contagio a Verona, dove vive ed è risalita domenica scorsa. Lei però sta bene. Qui tutti stiamo bene, e per quanto ne sappiamo anche gli altri che hanno partecipato alla cerimonia. Tutti di Potenza a parte i parenti di Cirigliano».

«Solo io ho qualche linea di febbre ma è un fatto legato a un problema gastrico-intestinale», assicura la donna, che sostiene di parlare per la prima volta della situazione con un estraneo, non essendo stata ancora contattata dai responsabili delle indagini epidemiologiche dell’Azienda sanitaria di Potenza. Il contagio del paziente lucano numero 8, insomma, resta di provenienza a dir poco incerta. Intanto è slittata a questa mattina la comunicazione dell’esito degli ultimi tre tamponi effettuati in regione, ieri, a pazienti con sintomi sospetti. Un rinvio giustificato con l’attesa per l’arrivo nei laboratori del San Carlo di Potenza «di altri tamponi» di numero e origine non meglio precisata.

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