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POTENZA – Ampliare da due a tre ospedali l’apparato mobilitato dal sistema sanitario regionale per affrontare l’emergenza coronavirus. Lasciando al San Carlo di Potenza e al Madonna delle Grazie di Matera i casi più gravi, per concentrare i più lievi nei nuovi reparti da allestire all’interno del San Francesco di Venosa.

C’è anche il piano per attrezzare un “Lazzaretto” nella città di Orazio tra le ipotesi di emergenza allo studio dei vertici della Regione per far fronte a un eventuale picco dei contagi da Covid 19, di qui alle prossime settimane.

Alla base dell’idea di ospitare i pazienti meno problematici in una struttura ospedaliera dedicata ci sarebbero alcune considerazioni critiche sul modello sperimentato finora, soprattutto nelle zone del Nord Italia colpite con maggiore durezza dall’epidemia, che prevede l’assistenza domiciliare con la «vigilanza attiva» dei pazienti asintomatici e di quelli lievemente sintomatici.

Preoccupazioni secondarie, ad ogni buon conto, rispetto al “cuore” della crisi sanitaria, che resta il rischio di un esaurimento della disponibilità di posti in terapia intensiva. Ma comunque presenti e ben rappresentate, dato il timore diffuso di violazioni volontarie della quarantena e di contagi fortuiti in contesti ad alta densità abitativa (condomini eccetera). Basti pensare al panico che si è scatenato negli ultimi giorni a Genzano e a Potenza, dove sono stati accertati gli ultimi casi di positività ai test di contagio da Covid 19. Senza arrivare alle immagini trasmesse negli ultimi giorni da Codogno, il centro del primo focolaio italiano, dove le case di alcuni presunti “untori” sono state “marchiate” con la vernice nera.

L’individuazione del San Francesco di Venosa come sede del terzo ospedale Covid 19 della Basilicata pare destinata a chiudere il dibattito innescato dalla disponibilità offerta da diversi primi cittadini a riaprire vecchie strutture, come quelle di Muro Lucano e Viggiano, o a potenziarne di esistenti, come Pescopagano, Stigliano e Tinchi. Dibattito approdato anche in Consiglio regionale con l’ex governatore Marcello Pittella che tra i poli sanitari capaci «di ospitare eventuali contagiati con necessità di cure medio-basse, dotandoli di ventilatori e di personale», aveva citato assieme a Maratea, Chiaromonte e Stigliano proprio l’ospedale Venosa, “feudo” del presidente della commissione Politica sociale del parlamentino lucano Massimo Zullino (Lega).

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