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I dispositivi di protezione sequestrati

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POTENZA – Otto milioni di mascherine facciali protettive e altri dispositivi di protezione individuale sono stati sequestrati dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Potenza, coadiuvato della Direzione Antifrode e Controlli dell’Agenzia delle Dogane di Roma e sotto il coordinamento della Procura di Potenza. L’operazione ha riguardato due società lucane: il materiale sequestrato riportava certificati CE contraffatti, o comunque certificazioni a vario titolo illecite, irregolari o inidonee. I dispositivi sequestrati pervenuti dall’estero nei giorni scorsi, sono stati rinvenuti all’interno dei locali di deposito della impresa e dell’azienda che ne aveva curato il trasporto dall’estero, entrambe con sede in Melfi. Si tratta dello stesso imprenditore che durante l’emergenza Covid-19 ha donato diverse derrate alimentari alla Caritas di Lavello 200mila mascherine a strutture sanitarie lucane all’inizio del mese di aprile, tra cui Asp e Ospedale San Carlo.

L’uomo era stato definito da più parti un imprenditore dal cuore d’oro per la solidarietà dimostrata nei confronti delle strutture ospedaliere che in quei giorni drammatici lamentavano una grave carenza di dispositivi di protezione. Anche il leader della Lega Matteo Salvini lo aveva personalmente ringraziato per il suo gesto. Nel maggio del 2014 l’azienda dell’imprenditore fu protagonista di un fatto di cronaca: la ditta fu infatti presa di mira dal racket. Due giovani esplosero alcuni colpi d’arma da fuoco contro le auto parcheggiate all’interno della ditta con l’obiettivo di intimidire l’imprenditore.

Tornando al maxi sequestro delle fiamme gialle, l’indagine ha permesso anche di individuare un vicino centro stampa nel quale venivano realizzati i bollini CE contraffatti mediante etichette adesive che venivano poi apposte su parte della merce, ed in particolare sulle mascherine per bambini.

Tra le contraffazioni più evidenti riscontrate c’è quella del marchio CE apposto sui termo scanner con anomalo distanziamento di caratteri. La mossa ingannevole di imprimere sui prodotti le iniziali del marchio China Express, suggeriva ai consumatori l’idea che si trattasse di prodotti con marchio CE, quindi garantiti sotto il profilo della capacità protettiva.

In altre centinaia di migliaia di casi riguardanti “mascherine cd. generiche”, che non garantiscono effettiva ed efficace protezione dal contagio, le stesse recavano il marchio fasullo CE, tra l’altro non previsto per questa specifica classe di prodotti. In altri casi ancora la mascherina recava anche l’indicazione FFP2, così da farle apparire impropriamente come dispositivi medicali di particolare efficacia, mentre si trattava, ancora una volta, di dispositivi non certificati che non garantivano una protezione dal Covid-19. Il sequestro ha sventato un’ operazione speculativa, che avrebbe consentito ingentissimi guadagni illeciti e ha, soprattutto, consentito di sottrarre alla distribuzione e al consumo un ingente quantitativo di prodotti in grado di mettere gravemente a rischio la salute pubblica.

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