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POTENZA – Positivo al Covid 19, ma ha girato fino a venerdì nel reparto dotato solo e non sempre di una mascherina. Sembrerebbe una brutta favola, ma è realtà.

Dove?

A Potenza nello spazio psichiatrico dell’ospedale San Carlo. Ma la storia è molto più lunga e complicata, andiamo per ordine. Lo spazio psichiatrico presso il nosocomio potentino è un reparto di eccellenza dove fra medici, oo.ss., infermieri, addetti alle pulizie e vigilanza privata gravitano qualcosa come una trentina di unità.

Il 10 di marzo una dipendente si mette in malattia, qualche giorno dopo, nello stesso reparto, si diffonde la notizia che il padre della dipendente era stato ricoverato perché positivo al test del corona virus ed ovviamene la stessa dipendente veniva sottoposta al tampone risultando positiva. Dato l’allarme, il giorno dopo, vengono esaminati i dipendenti del reparto presenti in quel momento, che restano in isolamento all’interno dello spazio per 36 ore prima di essere rilasciati.

C’è da sottolineare che altre unità lavorative sanitarie e non, assenti nel giorno dei tamponamenti non erano stati nemmeno convocati. Il referto ufficiale dei tamponi arrivava solo dopo una decina di giorni.

Nel frattempo succede che alcuni dipendenti, non sottoposti a test, legittimamente chiedono lo stesso trattamento essendo stati a diretto contatto con la loro collega. Reparto chiuso, per sanificazione.

Alcuni lavoratori nel frattempo danno fondo a ferie, tornando al lavoro solo dopo la sanificazione e la riapertura del reparto ma senza comunque essere stati sottoposti a tampone.

Ovviamente, questi lavoratori non sottoposti a nessun test, vivevano giorni di incertezza e di evidente preoccupazione. Ma, la storia si complica ulteriormente. Nella giornata di mercoledì 2 aprile, un medico presente in reparto, dopo un numero non precisato di telefonate viene informato della positività di due pazienti, sottoposti all’ultimo test. Il caos totale è di queste ore, sono stati tutti informati che verranno sottoposti a test, ma quali comportamenti adottare fino al giorno del test, è assoluta incognita. Nessuna direttiva, nessuna indicazione in una realtà che sembra davvero surreale.

Grande è ovviamente la rabbia dei dipendenti, sanitari e non, che vengono informati delle due positività dagli organi preposti solo grazie alla telefonata del medico di turno ma molto probabilmente solo dopo che la stessa notizia sia stata divulgata dagli organi di informazione e dai social.

Fino al momento dell’allarme, dei due positivi, uno ha girato liberamente, dotato a volte della sola mascherina. Adesso la situazione pare sanata in reparto, ma la preoccupazione è forte e giustificata. Storie di ordinaria follia, in una situazione di caos totale, derivate da una gestione allegra, poco efficiente a volte comica di questa lotta contro il corona virus.

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