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POTENZA – Altri cinque mesi di proroga. E’ quanto hanno ottenuto i 57 lavoratori della ditta Giuzio che, ieri mattina, si sono ritrovati in Prefettura per discutere per l’ennesima volta di una vertenza che si ripropone periodicamente.
La proroga del contratto con Acquedotto lucano dovrebbe portare a delle conseguenze pratiche: in primo luogo il ritiro della procedura di mobilità, partita lo scorso luglio. In secondo luogo la sospensione dello sciopero per le giornate del 13, 20 e 27 settembre 2021.


E infine, entro la prossima settimana, dovrebbe essere corrisposta ai lavoratori la mensilità di agosto. Acquedotto lucano, infatti, in ritardo con i pagamenti delle fatture, ha annunciato, nell’incontro in Prefettura, di aver già emesso un bonifico da 100.000 euro e, a stretto giro di posta, dovrebbe versare a Giuzio altri 80.000 euro. E questo dovrebbe fare prendere fiato ancora per un po’.
Ma il problema – come sottolineato dalla rappresentanza dei lavoratori presenti – resta complessivo. «Quello che abbiamo toccato con mano – spiegano – è l’enorme confusione che c’è sulla questione. Eppure parliamo di un servizio essenziale. Così essenziale che se noi rischiamo una denuncia se ci fermiamo per uno sciopero dovuto al mancato pagamento degli stipendi. Vediamo che si ragiona nell’ottica di risolvere il problema nell’immediato ma non definitivamente.

E non è concepibile che noi, che oramai abbiamo tutti una certa età e siamo davvero a un passo dalla pensione, ci ritroviamo ogni mese a dover protestare per dover vedere rispettato un diritto minimo qual è lo stipendio. Basterebbe davvero poco: internalizzare il servizio per esempio. Ci sarebbe anche un risparmio notevole per la Regione se noi invece che essere dipendenti di Giuzio diventassimo invece operai dell’Acquedotto Lucano. Ma lo ripetiamo inutilmente da anni. E sono circa vent’anni che la Regione preferisce così sperperare i soldi».


Bisognerebbe avere il coraggio di immaginare una riforma più ampia, in cui le aree industriali abbiano poi la certezza di servizi resi a un buon livello qualitativo. «Invece si è scelto così in passato – dicono i lavoratori – e si continua a perseverare nell’errore, spendendo di più per un servizio che non è sempre all’altezza. E noi lavoratori ci ritroviamo, a 60 anni, sempre a doverne pagare il prezzo più alto».


Così, per l’ennesima volta, si è scelta la strada del “mettere una pezza”. Ma «neppure questa strada sarà risolutiva neppure fino a febbraio, quando anche la proroga scadrà. Anche perché Acquedotto lucano ha chiaramente detto che continuerà a pagare solo alcuni servizi (gli impianti di depurazione), ma non per altri che non ritiene necessari, come la pulizia delle aree industriali. Questo significa prima di tutto non fornire un servizio qualitativamente buono ad aziende anche importanti, come la Ferrero, l’Eni o la Barilla.

Ma significa anche che noi, periodicamente, ci troveremo a dover fare i conti con i ritardi degli stipendi, perché prima Giuzio incassava per tutto il pacchetto intorno ai 250.000 euro mensili. Ora la cifra è scesa a 180.000. E siccome Giuzio di suo non vuole rimetterci nulla, alla fine il problema non è risolto».

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