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l problema dell’indotto lucano di Stellantis «riguarda 25 aziende, circa tremila lavoratori». Fiom Cgil e Fim Cisl invitano la Regione ad un ruolo più risolutivo
Il problema dell’indotto lucano di Stellantis «riguarda 25 aziende, circa tremila lavoratori». Nelle parole del segretario di Fim Cisl Basilicata Gerardo Evangelista è fotografata tutta l’attuale difficoltà dell’indotto del Gruppo automobilistico, che riflette le fragilità di un comparto in difficoltà. Il caso-tipo è l’ultimo in ordine di tempo, quello dell’azienda “Pmc” di San Nicola e dei suoi 163 lavoratori, su cui grava come una spada di Damocle la riduzione delle commesse da parte della multinazionale. «Poche aziende hanno ottenuto nuove commesse; c’è chi spera e chi invece vede nero il futuro. Per questo, se l’intervento della Regione vuole essere serio, deve chiedere a Stellantis la mappatura delle commesse già assegnate e di quelle ancora da assegnare.
Inoltre, insieme alle aziende, deve predisporre un piano di investimenti per rigenerare il tessuto produttivo e attivare percorsi di formazione per i lavoratori», spiega Gerardo Evangelista, secondo cui inoltre «è fondamentale mantenere e rinnovare il Contratto di Solidarietà, individuando al contempo uno strumento che includa anche i lavoratori somministrati, i quali hanno pari diritto alla tutela salariale e alla continuità occupazionale, dopo anni di lavoro e sacrifici all’interno dell’azienda».
È un contesto legato a scenari globali in rapida evoluzione, quello dell’automotive: secondo il piano industriale di Stellantis è prevista a Melfi fino al 2027 la produzione di sette nuovi modelli, tre dei quali con motore sia elettrico sia ibrido. Ma a pesare sul contesto della crisi globale dell’automotive ci sono anche altri elementi ancora da definire, come quello sulla strategia energetica dell’Europa. «Le aziende dell’indotto Stellantis lucano sono tutte in crisi – taglia corto la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita – è ovvio che se Stellantis riduce l’occupazione anche la capacità produttiva continua a diminuire, mentre l’impatto su su tutta la filiera dell’automotive diventerà un disastro.
Il tema vero è un altro – secondo la segretaria della Fiom Cgil lucana- e cioè che se non si interviene adesso presso Stellantis per rivendicare la piena capacità produttiva di questo stabilimento, ci troveremo non solo con il caso “Pmc” (l’ultima situazione di difficoltà in corso, ndr), ma con il caso componentistica e con tutta la filiera dell’automotive della regione Basilicata in difficoltà, così come a livello nazionale». Poi c’è l’affondo sulla Regione «che continua ad annunciare che ci sono delle soluzioni. Noi ad oggi queste soluzioni rispetto alla crisi dei lavoratori che stanno perdendo salario e che non hanno un’altra prospettiva occupazionale futura, non le vediamo. Gli effetti di queste azioni della Regione non si vedono, ma le difficoltà che ogni giorno i lavoratori sono costretti ad affrontare invece si vedono bene».
Calamita si riferisce in particolare alla definizione di interventi e strumenti legati all’istituzione dell’area di crisi complessa, «come quelli per i lavoratori che sono stati licenziati, che potrebbero essere inseriti in un percorso di formazione per il reinserimento: ma oggettivamente non esiste un intervento diretto per il recupero dell’automotive in nella nostra regione. Invece il Governo regionale dovrebbe provare almeno a spingere a livello nazionale finché il tavolo diventi realmente risolutivo con alcune proposte che noi pure abbiamo fatto e che però loro non vogliono cogliere: bisogna investire realmente nell’automotive».
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