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Una delle aree del progetto di un nuovo parco urbano

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POTENZA – C’è un po’ di meraviglia tra i “Parchigiani”: «in questo momento di emergenza, con i tanti problemi che ha la città, questa non ci sembrava una priorità». Ma neppure tanta: «quella dello stadio nella Cip zoo è sempre stato il tema caldo dell’ultima campagna elettorale». Quello che non c’è è lo spirito polemico, anche perché – dice Giampiero D’Ecclesis – «al di là degli annunci non sembra esserci nulla di concreto.

Certo, da cittadino, resto dispiaciuto da questo modo di fare dell’amministrazione. Perché – ammesso che la Regione trasferisca un’area da 18 milioni di euro – il Comune dovrebbe consegnare un’area così importante a un privato? Che il privato abbia scritto al Comune proponendosi ci sta, ma che il Comune senta il dovere di rispondere non mi sembra normale. E’ come se io domattina chiedessi di avere il teatro Stabile: che risposta mi darebbero? Ma poi perché la scelta dovrebbe cadere su questo privato? Ha fatto una gara? Non mi sembra.

Qui stiamo parlando di speculazione sulla città e non è legittimo che il Comune ci pensi. Ecco, questo dispiace, l’orientamento dell’amministrazione, molti dei quali – e abbiamo le firme – condividevano il progetto del parco. Gianni Rosa e Aurelio Pace, sono stati tra i primi a firmare. Ma alla luce dei fatti anche dietro questo annuncio c’è poca sostanza».

E a chi – sui social – ora chiede loro di prendere posizione e ricordare agli amministratori che per il progetto di un grande parco cittadino sono state raccolte 12.000 firme, risponde l’altra anima dei “Parchigiani”, Simona Brancati: «Dopo la morte di Antonio Nicastro, che era una nostra colonna, siamo rimasti in quattro. Nonostante a chiacchiere tutti dicano che del parco c’è bisogno, poi alla fine siamo stati lasciati soli. E da soli abbiamo dovuto affrontare accuse assurde, come quella di avere degli interessi personali.

E ci è stato anche detto che, per colpa nostra, la situazione restava immobile. Noi non abbiamo ovviamente il potere di bloccare niente, ma stavolta abbiamo deciso di non dargli neppure questo alibi, per questo scegliamo di non fare polemica con nessuno. Che poi, sia chiaro anche questo, noi non abbiamo mai detto: o il parco o niente. Noi chiedevamo all’amministrazione solo di evitare la cementificazione. Si vuol fare la Cittadella dello Sport? Benissimo. Ma nel progetto da loro proposto c’è solo uno stadio e delle attività commerciali. Non c’è spazio per gli altri sport, non c’è l’idea di fare una piscina con degli spogliatoi adeguati, tanto per dirne una.

La nostra idea era lasciare qualcosa di bello ai nostri figli, in una città dove l’idea di parco non esiste. Perché non è che recinti due alberi e quello è un parco. A Macchia Romana, per esempio, il parco “Elisa Claps” non è fruibile per tutti, è tutto in salita. Quello nuovo che verrà realizzato a Parco Aurora non è un parco, è una chiazza verde tra il cemento. Abbiamo detto sempre e solo una cosa: riqualificare non significa cementificare. E seguendo questa linea ogni progetto poteva andare bene. Ma un altro stadio in questa città a cosa serve? Dicono “Ma se il Potenza va in serie B”. Ma in quel caso c’è il palazzetto di Lavangone, che quella è una struttura ormai abbandonata.

L’affollamento sul Basento ci dice che c’è bisogno di uno spazio diverso, invece. Ed è quello che ci dispiace, che in base a interessi, quelli sì personali, si abbandoni una visione diversa. Se tra dieci anni la società fallisce, ci chiediamo, che cosa hai lasciato alla città? Un altro centro commerciale, che offre ai nostri ragazzi stipendi da fame e turni massacranti. Ne abbiamo bisogno? Io non credo. Io – conclude Brancati – le palestre le frequento e posso dire che sono in pessime condizioni.

Ci sono spogliatoi che andavano chiusi anche prima del Covid: piccoli, sporchi, puzzolenti. Ci sono palestre dove escono le formiche. E se davvero si vuole bene alla città e si vuol fare qualcosa per lo sport, si investa su quelle strutture, che servono a tutti i cittadini, a tutti i ragazzi. Un altro stadio a Potenza davvero non serve».

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