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Coldiretti chiede lo stato di calamità nell’Alto Bradano, Cia segnala un crescente fenomeno predatorio nel Vulture

POTENZA – Una serie di fattori ha portato nell’area dell’Alto Bradano ad una sovra maturazione del pomodoro, la gran parte del quale è andato perduto, con problemi a livello di qualità del prodotto, con aumento degli scarti, taglio dei prezzi, rifiuto di scaricare il prodotto. Lo denuncia – in una nota – la Coldiretti Basilicata che sollecita interventi immediati, “come già segnalato in una lettera dello scorso 24 agosto scorso all’assessore regionale alle Politiche Agricole”, a partire dalla declaratoria dello stato di calamità. “Anche quest’anno sta volgendo al termine la campagna della raccolta del pomodoro – sottolinea il presidente della Coldiretti di Palazzo San Gervasio, Giovanni Clinco – e non sono mancate le problematiche che ormai si sono cronicizzate. A partire dal clima, con una stagione caratterizzata da frequenti temporali e da un’abbondante quantità di acqua, che ha fatto tremare non poco i polsi ai produttori in quanto i campi erano pronti, ma resi inagibili da vere e proprie bombe d’acqua. A tutto ciò c’è da aggiungere il disagio provocato dal fatto che alcuni tratti di strade sono rimasti intransitabili per diverso tempo e ciò ha fatto maturare il prodotto tutto nello stesso periodo. Prodotto che non poteva essere raccolto viste la difficoltà nel reperire manodopera dato che il centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio ha aperto in ritardo rispetto alle altre campagne, nonostante l’urgenza manifestata dalla nostra organizzazione agricola”. Ma i problemi, fa sapere Clinco di Coldiretti, hanno riguardato anche il ritardo nell’attivazione “del servizio navetta sperimentato già lo scorso anno con ottimi risultati e pertanto divenuto indispensabile viste anche le note vicende accadute nel Foggiano”. Pertanto a parere del presidente regionale, Piergiorgio Quarto, “è fondamentale dare risposte immediate e per questo chiediamo che si riconosca lo stato di calamità”.

Non va meglio nella castanicoltura. Dopo il Cinipide, i produttori di castagne del Vulture sono alle prese con il fenomeno dell’abusivismo nell’areale del Vulture-Melfese. È quanto dichiara in un comunicato stampa, Leonardo Moscaritolo, presidente della CIA-Agricoltori Italiani di Melfi nel ribadire l’importanza del comparto castanicolo nell’area del Vulture, che di fatti rappresenta la maggior parte della superficienella nostra Regione, in particolare nei comuni di Melfi, Rapolla, Barile, Rionero e Atella, territori peraltro da poco inseriti nel costituendo Parco del Vulture, fa appello alle istituzioni locali ed ai sindaci in particolare di tali Comuni e al Commissario del Parco. Oramai si tratta di un fenomeno sempre più diffuso – commenta – che assume forme predatorie in quanto, oltre ad asportare consistenti quantitativi di prodotto, genera anche problemi di sicurezza per i proprietari che non solo si vedono sottratto il raccolto, ma devono cercare di evitare contrasti e litigi con tanti raccoglitori abusivi.

In una lettera ad amministratori comunali e rappresentante del Parco si chiede in primo luogo di porre in essere misure tese a tutelare le produzioni e i proprietari castanicoltori, contemporaneamente di indire rapidamente una riunione con tutti i soggetti interessati per discutere e tentare di dare una risposta concreta al fenomeno dell’abusivismo, cercando di tutelare e garantire gli areali produttivi che oltre ad essere una importante componente dell’economia locale del Vulture rappresenta un presidio di biodiversità ambientale-forestale, paesaggistica e agro-rurale di grande pregio.

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