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POTENZA – Il pm Sarah Masecchia ha chiesto condanne tra i 5 e i 7 anni e mezzo di reclusione per i 9 ex consiglieri e assessori regionali imputati di peculato e falso nel processo bis sulle spese pazze del parlamentino tra il 2009 e il 2011.
Il magistrato, che ha ereditato il fascicolo aperto da Francesco Basentini e Sergio Marotta, ha concluso così ieri pomeriggio la sua arringa conclusiva dopo l’esame di un paio di testimoni chiamati in extremis dalle difese.
A rischiare le pene maggiori, 7 anni e mezzo di reclusione, sono due ex consiglieri del materano, Vincenzo Ruggiero (Udc) e Mario Venezia (Pdl), mentre per l’ex assessore Rosa Gentile, la richiesta si è fermata a 5. In mezzo: un altro ex assessore, Agatino Mancusi (Udc)), e gli ex consiglieri Giacomo Nardiello (Pdci), Roberto Falotico (Dec), Franco Mattia (Pdl), Nicola Pagliuca (Pdl) e Vincenzo Viti (Pd).
La procura ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione anche del commercialista materano Ascanio Turco, cugino di Viti, allora capogruppo Pd in Consiglio.
Dall’inchiesta condotta dagli agenti della Squadra mobile di Potenza, infatti, è emerso che il gruppo consiliare del Pd avrebbe acquistato per 15mila euro un auto di Turco perché fosse messa a disposizione del cugino, che un anno più tardi l’avrebbe riacquistata dal gruppo per appena 5mila euro.
Pene inferiori sono state chieste per i potentini Carmela Mancino e Angelo Santo Galgano, amministratrice e commercialista della società che all’epoca gestiva il ristorante potentino “La locanda”, e il materano Antonio Sanrocco, titolare della Trattoria lucana, con l’accusa di aver aiutato Viti «ad eludere le indagini» su alcuni rimborsi percepiti per spese di vitto.
Al termine della requisitoria, ha preso la parola il legale della Regione Basilicata, che ha chiesto il risarcimento del danno patrimoniale provocato dall’indebita percezione dei rimborsi (nel caso di specie destinati perlopiù all’attività dei gruppi consiliari) ma anche dei danni all’immagine dell’ente di via Verrastro.
Subito dopo il collegio B del Tribunale di Potenza, presieduto da Federico Sergi, ha rinviato al 14 novembre per l’avvio delle discussioni delle difese che dovrebbero protrarsi fino a gennaio, quando è prevista la sentenza.
Dovrebbe riprendere a breve di fronte al collegio A del Tribunale di Potenza presieduto da Rosario Baglioni, invece, il processo principale sulla rimborsi per le spese di segreteria e rappresentanza dei membri del parlamentino lucano tra il 2010 e il 2012, in cui risultano imputati anche due consiglieri regionali in carica del centrosinistra, Marcello Pittella e Luca Braia, e il deputato Vito De Filippo (Iv).
Nel 2013 fu proprio l’inchiesta sulle spese pazze a provocare la fine del secondo mandato come governatore di De Filippo, che si dimise, portando il consiglio regionale allo scioglimento anticipato, sull’onda dello scandalo.
Tra gli scontrini e le fatture portati a rimborso come costi «per l’esercizio del mandato», infatti, era venuto fuori di tutto: dall’orsetto di peluche ai cd musicali acquistati in autogrill, passando per il singolo caffè, le caramelle e prodotti da forno di ogni tipo, il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, vacanze, pernottamenti in albergo con accompagnatrici imprecisate, e quant’altro.
A marzo di quest’anno, però, l’unica condanna già emessa in primo e secondo grado sulla scorta di quanto emerso, a carico dell’ex assessore regionale Attilio Martorano (il solo ad aver scelto di definire la sua posizione col rito abbreviato) è stata annullata in via definitiva dalla Corte di cassazione.

l. a.

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