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POTENZA – La Regione si costituirà «certamente» in Tribunale, il prossimo 28 ottobre, nel processo per la perdita di greggio dal Centro olio dell’Eni di Viggiano. E non intende fare sconti sulle compensazioni economiche legate al rinnovo degli accordi del 1998. Tanto più se Total, per una produzione autorizzata della metà, si accinge a versare nelle casse di via Verrastro una cifra «cinque volte superiore» a quella arrivata negli ultimi vent’anni dalla compagnia del cane a sei zampe.
Si annuncia un faccia a faccia infuocato quello di questo pomeriggio al Dipartimento ambiente della Regione, tra l’assessore Gianni Rosa e i responsabili dell’Eni sul prosieguo delle estrazioni petrolio e gas in Val d’Agri.
Assessore, innanzitutto, non le pare un po’ fuori luogo lavorare a questi accordi con le compagnie se a livello nazionale c’è una moratoria alle nuove concessioni legata all’approvazione del nuovo piano delle aree idonee (Pitesai)? Nei giorni scorsi dalle colonne del Quotidiano l’ex presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza l’ha incalzata proprio su questo.
«Quel piano è un’iniziativa assunta dall’ex ministro Di Maio che doveva onorare le chiacchiere fatte in precedenza sul tema del petrolio. Io non credo che quando uscirà questo piano delle aree idonee, atteso per agosto del 2020, l’Italia abbandonerà il fossile da un giorno all’altro e oggi comunque non riesco a pormi il tema di questo futuro dopo il petrolio. Premesso che non dobbiamo morire di petrolio, nessuno lo ha mai pensato, mi limito a osservare che qui ci sono due concessioni in essere. Per quanto riguarda Eni ricordo sempre che quando era al governo Monti è stata fatta una legge per cui nelle more delle proroghe effettive le concessioni scadute continuano ad esistere andando in prorogatio. Per questo qui in Basilicata dopo il 26 ottobre Eni potrà continuare a operare senza problemi. Noi dobbiamo immaginare una Basilicata capace anche di andare oltre oltre il petrolio ma innanzitutto di utilizzare con saggezza le risorse che dal petrolio provengono per costruire quella Basilicata: una cosa che evidentemente doveva essere già fatta nei 20 anni appena trascorsi. Inveve in 20 anni questa preoccupazione non c’è stata e oggi ci troviamo con un nulla in termini di sviluppo del territorio e dall’altra una ricchezza dissipata».
Non pensa che l’attuale maggioranza in Regione si trovi in una condizione completamente diversa rispetto a 20 anni fa quando ci si è avventurati per la prima volta in un settore, quello delle estrazioni, che nessuno conosceva? Qualcuno prevede che l’esaurimento del giacimento della Val d’Agri possa arrivare ben prima dei prossimi 20 anni.
«Sì ma resta il punto che bisognava fare qualcos’altro con i soldi che si sono incamerati. Se ci guardiamo indietro rispetto a 20 anni fa che cosa è cambiato? Anche i paesi della Val d’Agri continuano a spopolarsi nonostante i marciapiedi curati. Quindi Lacorazza che appartiene a quel mondo e ha avuto incarichi di governo per tutto questo tempo non può elevarsi a dare lezioni. Oggi è troppo facile parlare contro chi governa da qualche mese imputandogli le responsabilità del passato»
Quindi per il futuro a cosa state lavorando?
«Ci sono risorse che arrivano tramite lo Stato, che sono le royalty. Ma oggi non parliamo di questo con Total e Eni, bensì di compensazioni ambientali. Per prima cosa proviamo a farci pagare questo utilizzo del territorio molto meglio rispetto a 20 anni fa. Basta vedere l’esperienza con Eni: solo 160 milioni incassati in 20 anni di compensazioni ambientali. Sempre nell’ambito delle compensazioni ambientali proviamo a sensibilizzare le compagnie su investimenti da pianificare con i corpi sociali, sindacati associazioni datoriali, e da realizzare, con uleriori risorse, assieme all’imprenditoria locale, per uno sviluppo sostenibile. Per creare occupazione in settori non oil, dal momento che il petrolio non ha creato un’occupazione in grado di soddisfare la domanda della Basilicata. Perché queste compagnie nel mondo sono portatrici anche di conoscenze che vanno oltre il petrolio. Si tratta di costruire un percorso».
E a che punto stiamo su questo percorso?
«Con Total l’accordo c’è. A Eni chiederemo stessi impegni che abbiamo chiesto a Total».
Non pensa che la compagnia di bandiera farà pesare il fatto che per le sue attività si parli di una semplice proroga mentre Total deve ancora iniziare?
«Con Eni gli accordi del 1998 sono scaduti e si riparte da zero proprio come con Total. Si parlava di 165 milioni, sono andati e la Regione li ha dissipati. E’ Total che avrebbe potuto assumere un atteggiamento diverso provando a far vare un accordo ancora valido. Fino a ora Eni non ha pagato niente, e comunque l’utilizzo del territorio e l’inquinamento continua uguale. Eni, che in questi anni ha avuto tutto gratis, risponderà a questo appello alla responsabilità? Se sì è un bene, altrimenti ne risponderà ai lucani».
Vi costituirete nel processo che inizia il 28 contro l’ex responsabile del Centro olio accusato di disastro ambientale per la perdita di greggio scoperta nel 2017 dai serbatoi dell’impianto?
«Il 28 ottobre la Regione ci sarà. Non c’è dubbio. Abbiamo verificato che non c’è bisogno di un’altra delibera di giunta per farlo».
Replicando ai consiglieri di centrosinistra, nei giorni scorsi ha rimproverato la scorsa amministrazione di aver avviato una trattativa su questa costituzione e poi di averla lasciata in sospeso. Di che parla?
«Mi è stato riferito informalmente che Eni aveva offerto una cinquantina di milioni per evitare la costituzione della Regione come parte civile nel processo. Poi però sono arrivate le elezioni e non se ne è fatto nulla».
Cosa prevede l’accordo che state stringendo con Total?
«Nell’arco di 20 anni parliamo di qualcoa che vale 5 volte quello che hanno preso come compensazioni ambientali da Eni le amministrazioni precedente. Nonostante Total abbia una produzione autorizzata del 50% rispetto a Eni».
Più di 600 milioni?
«Forse anche di più. Dipende dall’andamento di fattori variabili come il prezzo del petrolio. Su uno dei parametri fissati dall’accordo si è stabilito che anche se le quotazioni del petrolio scendessero a 40 dollari prenderemo 12 milioni all’anno. Basta questo per superare quanto la Regione ha ottenuto da Eni negli ultimi 20 anni producendo il doppio».
E su quanti “parametri” è strutturato l’accordo?
«Cinque se non ricordo male. Per questo la speranza è convincere i responsabili di Eni a essere parte attiva di un processo e a non fare soltanto i petrolieri. Noi non ci muoveremo da questa idea dello sviluppo sostenibile».
Solo in Val d’Agri o in tutta la Regione?
«In tutta la regione. Anche nella mia Avigliano, per esempio (ride, ndr). Le fabbriche si fanno dove è più conveniente farlo per produrre utili e lavoro. Ma questo è solo un pezzo della nostra idea di sviluppo, che si allarga anche ad altri contesti come l’agricoltura e il turismo. Poi c’è il tavolo a Roma, col ministero, per chiedere l’aumento delle royalty e investimenti infrastrutturali veri».
In queste settimane sta seguendo solo il dossier petrolifero o si occupa anche di altre questioni come i problemi della sanità?
«L’assessore regionale alla Salute, Rocco Leone, sta preparando il piano socio-sanitario. Nel frattempo la sanità che c’è oggi è quella che ci ha lasciato Pittella. Dal punto di vista organizzativo l’assessore non ha potuto fare molto. Anche perché la scrittura di un nuovo piano è molto impegnativa.
Non la colpiscono i problemi del San Carlo?
«Se non si possono muovere 5 anestesisti che tutto va in crisi, che organizzazione è? Il problema è più grosso. E’ mancata per anni una reale pianificazione».

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