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Il deputato-imprenditore Salvatore Caiata

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POTENZA – C’è anche Salvatore Caiata tra gli imprenditori che in questi giorni hanno deciso di non riaprire le loro attività.
Il deputato – patron del Potenza calcio, che è anche coordinatore regionale di Fratelli d’Italia (nel 2018 è stato eletto nel collegio uninominale col Movimento 5 stelle), non nasconde la scelta di lasciare le saracinesche abbassate ai suoi ristoranti nella splendida Piazza del campo di Siena. Ma la voce tradisce la sofferenza e la preoccupazione per i prossimi mesi, oltre alla diffidenza per le azioni messe in campo dal governo, che nelle prossime settimane passeranno al vaglio del Parlamento.

Presidente, prima di tutto, come commenta l’esito del consiglio federale della Figc di ieri per i tifosi del suo Potenza e non solo.
«Il consiglio federale ha decisamente sfiduciato la Lega Pro e ha decisamente ribadito che tutte le categorie devono fare promozioni e retrocessioni. Possibilmente sul campo».

Da imprenditore, con interessi che vanno anche oltre lo sport, come vede i prossimi mesi per l’Italia e la Basilicata?
«Sono sinceramente pessimista per i prossimi mesi che vivrà il nostro Paese e la nostra regione. Sono pessimista perché andiamo incontro alla più grave recessione che l’Italia abbia conosciuto dopo la fine del conflitto mondiale. Sono pessimista perché tutti gli adempimenti fiscali di questi mesi sono stati spostati a settembre, quando le aziende si troveranno ad affrontare una gravissima crisi economica e una gravissima crisi di liquidità. Tutti i provvedimenti che ha messo in atto il governo in realtà non danno alcun aiuto al mondo delle imprese. Eppure sono le imprese che creano la ricchezza e la distribuiscono. Sia sotto forma di occupati che di redditi e tasse, che servono allo Stato per elargire gli aiuti alle classi più deboli. Aggiungo che la nostra economia regionale è fortemente dipendente da due settori: auto e petrolio. Il settore auto non è stato assolutamente aiutato da questa manovra. Quindi ci si immagina che vada incontro a una crisi pesantissima. Sono molto preoccupato per quello che rappresenta per la Basilicata anche in termini di occupazione, tra Fca e indotto in senso stretto, e più ampio. Includendo le concessionarie e quant’altro. Per quanto riguarda il mondo del petrolio è chiaro che con prezzi così bassi produrre è poco conveniente e anche qui potrebbero esserci dei risvolti spiacevole. Spesso vengo contattato da piccole imprese che lavorano con le multinazionali del petrolio. Soprattutto quelle in rapporti con Total hanno gravi problemi di riscossione e sono in estrema difficoltà».

Lei è ancora titolare di alcune attività di ristorazione a Siena, anche nella nota, e bellissima, Piazza del Campo. Avete riaperto?
«No. Sinceramente i miei ristoranti non hanno ancora riaperto e in tutta onestà è veramente difficile aprire. Il mondo dell’impresa, come dicevo prima, non ha avuto alcun sostegno. Il mondo del turismo non ha avuto alcun sostegno. Per questo aprire vuol dire andare incontro a una perdita certa più alta di quella che si sopporta stando chiusi».

Da politico come giudica l’operato del governo e gli interventi messi in campo per aiutare le imprese a superare questa crisi senza precedenti?
«Credo che siano assolutamente insufficienti gli aiuti che sono stati dati al mondo delle imprese. E’ un problema di prospettive, di visione. Questo governo ha la visione dell’impresa come soggetto a cui destinare: tasse, burocrazia, accertamenti e, possibilmente, manette. Non ha la visione di un soggetto economico che crea e distribuisce ricchezza, occupazione e benessere. Tutti gli aiuti messi in campo in queste settimane vanno verso un assistenzialismo a pioggia, che aiuta nel brevissimo le persone. Cosa che è anche giusta per certi versi. Ma se non teniamo in vita il mondo delle imprese alla lunga non avremo quell’occupazione che è l’unica vera garanzia di benessere».

E la gestione della crisi a livello regionale? Pensa che si sarebbe potuto fare meglio?
«Devo dare atto al presidente Bardi che con la sua tempestiva chiusura della regione l’ha messa sicuramente al riparo, e protetta nel modo migliore. Questo ha garantito un vantaggio competitivo in termini di contagi, che sono rimasti bassissimi. Ricordo che siamo stati anche derisi a livello nazionale per questo, all’inizio. Non lo dimentichiamo. Poi però quella di Bardi si è rivelata una scelta molto corretta. Si sarebbe potuto fare meglio? Col senno di poi si può sempre. Ma ritengo che l’operato del presidente Bardi sia stato estremamente corretto. Si sarebbe potuto, forse, fare meglio a livello sanitario, avendo un livello di emergenza basso».

Nei giorni scorsi hanno fatto scalpore le critiche di alcuni consiglieri regionali, incluso il capogruppo FdI Giovanni Vizziello, al governatore Bardi e alla sua giunta, per la delibera con cui hanno preso le distanze dal dg del San Carlo Massimo Barresi, e la contesa al Tar sulla legittimità della sua nomina effettuata dalla vecchia amministrazione regionale. Vi siete chiariti?
«No, non c’è bisogno di alcun chiarimento. E’ evidente che noi vogliamo, e lo ribadiamo, che questa giunta regionale dia segni evidenti di discontinuità rispetto al passato. Questa discontinuità si fa con scelte nuove, professionalità e indirizzi nuovi. Credo che questo sia un dovere del centrodestra anche nei confronti di tutti coloro che hanno manifestato la loro volontà, col voto, di far cambiare strada a questa regione».

Quindi il giudizio di FdI sull’operato degli attuali vertici dell’azienda ospedaliera regionale qual è?
«Il giudizio è che si sarebbe potuto assolutamente fare meglio, vista la bassissima emergenza sanitaria che abbiamo vissuto in regione. E’ evidente che questa amministrazione deve dare segni di discontinuità rispetto al passato».

Non è ancora chiaro quando si terrà la prossima tornata di amministrative, ma a Matera, che è il centro lucano più importante tra quelli dove si andrà al voto, evidentemente si morde il freno. Nella Lega, pare ci sia la volontà di mettere sul tavolo come nome unitario un ex An, Nicola Buccico. Lei che ne pensa?
«Credo che sia prematuro discuterne. Le forze del centrodestra si dovranno incontrare per parlare di questa candidatura e soprattutto capire se sarà una candidatura che verrà espressa a livello regionale o a livello nazionale, all’interno del più ampio accordo che lega i partiti del centrodestra. E’ chiaro che Fratelli d’Italia rivendica un’assoluta centralità in questa scelta. Sapete bene che presidente della giunta regionale è stato espresso da Forza Italia. Il sindaco di Potenza è stato espresso dalla Lega. Due più due fa quattro».

Il Senato ha confermato la fiducia al governo e al ministro della giustizia Bonafede dopo le polemiche per le scarcerazioni che hanno già portato alle dimissioni dell’ormai ex capo del Dap, il potentino Francesco Basentini. Lei che idea s’è fatto di questa vicenda?
«Troppo facile essere giustizialisti quando in gioco c’è soltanto la pelle degli altri. Troppo facile dichiarare, come aveva fatto il ministro Bonafede in passato, che la sola ombra del dubbio essere sufficiente perché un ministro dia le dimissioni. Così non è stato. Lui è sicuramente responsabile insieme al suo governo di provvedimenti che hanno lasciato uscire centinaia di boss mafiosi dalle carceri. In un paese civile un ministro che ha assistito a questo non può continuare a fare il ministro della Repubblica. E’ evidente che il suo permanere è stato negoziato da questo governo con Renzi in cambio di qualche poltrona».

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