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Massimo Barresi seguito da Vito Bardi e Rocco Leone

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POTENZA – No alle soluzioni improvvisate proposte dall’assessore alla Salute, Rocco Leone, per smaltire i 66mila appuntamenti arretrati nelle agende dei vari ambulatori dell’azienda ospedaliera regionale.

E’ questa la risposta arrivata ieri pomeriggio, con un testo condiviso con la direzione, dal collegio direttivo del San Carlo, alle polemiche crescenti per la “falsa ripartenza” delle varie attività sanitarie “non salvavita” all’interno dei presidi aziendali.

Al centro del contendere restano proprio quelle attività, che stando alle indicazioni di via Verrastro sarebbero dovute ripartire l’11 maggio, dopo due mesi di sospensione a causa dell’emergenza sanitaria.

A oggi, infatti, sarebbero limitate a non più del 25% dell’offerta complessiva pre-covid. Senza dimenticare i tempi allungati di svolgimento a causa delle cautele anti-contagio (sanificazioni continue eccetera). Quindi il risultato, ai ritmi attuali (poco più di 200 accessi quotidiani), rischia di tradursi in un rinvio al 2021 del ritorno alla normalità. Inteso come il giorno in cui si potranno riattivare le prenotazioni e garantire quotidianamente visite e trattamenti di ogni tipo, inclusi ricoveri e interventi non urgenti, a chi non ne fosse già in attesa quando è scattato lo stop. Di qui le tensioni più recenti sull’asse, già incrinato dalla gestione dell’emergenza e non solo, che vede l’assessore e il direttore generale del Dipartimento salute, Ernesto Esposito, da una parte, e dall’altra il dg del San Carlo Massimo Barresi, scaricato dai vertici di via Verrastro dopo un’iniziale comune afflato, malgrado la sua nomina sia uno degli ultimi lasciti della vecchia amministrazione.

D’altronde il pericolo, come denunciato dal primo momento dal Quotidiano del Sud, è quello di un esodo sanitario senza precedenti verso strutture private lucane e non. Specie a partire dalla prossima settimana quando verranno meno del divieto agli spostamenti tra regioni. Esodo che potrebbe ripercuotersi in maniera definitiva sui bilanci dell’azienda ospedaliera e la sua ambizione di restare un punto di riferimento non solo per la Basilicata ma per tutto il Sud Italia.

Durante la seduta del collegio direttivo di ieri sera, dopo mesi in cui il dg pareva soffrire la presenza dell’organo che da Statuto dovrebbe concorrere al «governo complessivo» della struttura «con attività di proposta e consultive», Barresi non ha fatto mistero dei rimproveri di cui è diventato oggetto più di recente da parte della Regione. Né della convocazioni per oggi a via Verrastro al cospetto dell’assessore, o dell’accusa che gli è stata rivolta di non aver adempiuto alle indicazioni di far ripartire le attività ambulatoriali l’11 maggio.

Su quest’ultimo punto, in particolare, il dg ha ribadito che le comunicazioni di Esposito parlavano di una ripresa graduale delle attività tra l’11 maggio e il 1 giugno. Perciò ha lasciato intendere che tra oggi e domani dovrebbero arrivare ai vari dipartimenti le indicazioni operative per ripartire in sicurezza al 100%, inclusa l’attività libero professionale.

Resta ancora da capire, invece, sia come smaltire gli arretrati in tempi più ragionevoli, sia come ripartire con le attività operatorie. Specie dopo gli ultimi addii tra gli anestesisti in forza all’azienda ospedaliera e le proteste per la mancata corresponsione degli straordinari prestati a settembre per coprire le guardie notturne (sia quelle per i pazienti covid che quelle necessarie per le altre emergenze che possono sempre verificarsi).

Su questo il dg e il collegio di direzione hanno concordato di sollecitare la Regione a sbloccare le risorse destinate a programmi specifici, come lo smaltimento delle liste d’attesa, che consentirebbero agli anestesisti rimasti di effettuare turni aggiuntivi ai normali orari di servizio (peraltro anche meglio retribuiti degli straordinari). In caso contrario, d’altronde, sarebbe impossibile garantire assistenza anestesiologica a più di una sala operatoria al giorno, mantenendo le guardie per ovvie ragioni di priorità.

Ieri in tarda mattinata dall’azienda ospedaliera era arrivata anche una nota sulla «confusione creatasi tra i cittadini circa la ripresa delle visite ambulatoriali prenotate fino al 10 marzo 2020, per le quali è in atto un graduale smaltimento».

«Come già comunicato a mezzo stampa nei giorni scorsi – spiegava ancora la nota -, non è rivolgendosi al centro unico di prenotazione che i prenotati potranno ricevere informazioni sulla data e l’ora della visita da recuperare. Tale notizia, infatti, verrà loro comunicata telefonicamente da nostri operatori aziendali che stanno già provvedendo ad effettuare le chiamate, secondo l’ordine di prenotazione. Si specifica ancora che al momento non è possibile effettuare nuove prenotazioni, fatte salve le visite con priorità».

Sulla “falsa ripartenza” del San Carlo erano intervenuti anche i consiglieri regionali M5s Carmela Carlucci, Gianni Leggieri e Gianni Perrino.

«Non possiamo più assistere inermi di fronte al continuo rinvio della ripartenza di reparti e ambulatori fondamentali del più grande ospedale della regione». Così i tre consiglieri 5 stelle. «Il Cup deve ricominciare con le prenotazioni e predisporre un cronoprogramma dettagliato per recuperare le visite e gli interventi che sono stati rinviati durante la fase più acuta dell’emergenza».

Carlucci, Leggieri e Perrino hanno citato anche il caso di una donna che al giornale online Basilicata24 ha raccontato di essersi sentita rispondere dal Cup: «venga tutte le mattine e le diremo se c’è un posto».

«Questi ritardi ingiustificati – concludono i consiglieri M5s – producono un doppio gravissimo danno: mettono a repentaglio la salute di migliaia di cittadini e creano un danno alle casse della regione perché costringono i cittadini a scegliere di curarsi fuori regione, aumentando i volumi della migrazione sanitaria».

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